Ai tempi della Primavera era diventato famoso per segnare i rigori: siccome Marrazzo non concede spazio, adesso deve accontentarsi di dirigere la difesa. Mano a mano che le giornate passano, acquisisce incisività. Decisivo sullo 0-0.
Merita altre categorie. Per lui, che fino all’anno scorso stava in serie B, gara di ordinaria amministrazione.
Eletto migliore in campo a furor di popolo – tutto lo stadio lo invita a tirare il rigore del 3-0, che poi va a calciare Marrazzo – giganteggia per carisma e personalità. Indole da leone e freschezza da ragazzino, nonostante i quarant’anni suonati.
Non si fa intimorire mai e si muove con estrema sagacia tattica.
Quando spinge sulla fascia sinistra il pubblico del Franco Ossola si alza per spellarsi le mani con gli applausi. Negli anni passati puntava a debuttare fra i professionisti: scendere in Eccellenza è stato un sacrificio che però lo porterà lontano.
Non era al meglio e Melosi lo sa. Non brilla ma lotta e suda con il cuore.
Messo al posto di Pacinotti, corre e cerca di sbattersi per la squadra.
Tenta di emergere in mezzo al campo ma non sempre gli riesce la giocata giusta. È comunque puntuale e senza sbavature eccessive.
Un motorino instancabile che costruisce e smista abilmente ai compagni. Buoni tocchi, classe e cuore.
Qualche buona progressione sulla fascia. Finalmente ritrova serenità, dopo una serie di prove incolori.
Coglie la traversa con un colpo di testa alla Bettega. È uno dei talenti migliori del Varese che potrà maturare nei prossimi anni e sfondare tra i professionisti. Del resto anche Eros Pisano era partito dall’Eccellenza.
Seconda tripletta consecutiva e tanta gioia. Quella del calcio di categoria superiore, la stessa di un giocatore che non vuole fermarsi mai. Dopo aver sbagliato un rigore con una rincorsa eccessiva, ne segna un altro che avrebbero voluto tirare altri compagni. Ma l’egoismo è la miglior dote di un grande attaccante, con l’opportunismo.