Busto Arsizio – La lunga estate calda del rimpasto di giunta, un film già visto. «Io di vivacchiare non ho voglia» ammette il sindaco Gigi Farioli, che annuncia le sue valutazioni dopo la seduta di domani sera del consiglio comunale.
«È solo fantapolitica, la maggioranza pensi all’economia reale» attacca il Pd per bocca del suo capogruppo Walter Picco Bellazzi. Rimpasto sì, rimpasto no. Come già tra il 2007 e il 2008, la politica bustocca rischia di avvitarsi sul rimescolamento dei ruoli nell’esecutivo. Farioli non conferma né smentisce le voci di corridoio. «Vado avanti e dopo il consiglio farò valutazioni, colloqui e proposte». E ribadisce: «Non ho voglia di mollare né di vivacchiare». Vale a dire, quel sussulto di responsabilità invocato prima dell’approvazione del bilancio è una sfida a cui non intende sottrarsi. Men che meno di fronte alle resistenze al cambiamento dei partiti, che hanno già innestato il freno a mano rispetto al rimpasto ma anche alla rivoluzione delle società partecipate (dove potrebbe saltare qualche Cda). Nel totoscommesse della politica cittadina, molti continuano a pensare che tutto rimarrà come prima, solo con qualche restyling alle deleghe, visto che il Pdl rischia di esplodere. Poi c’è chi suggerisce un dimagrimento della giunta, tagliando un paio di assessori, e chi invece consiglia al sindaco di «cambiare tutti piuttosto che solo due o tre».
Pare che Farioli voglia rafforzare l’esecutivo inserendo il commissario del Pdl Emanuele Antonelli (che, appena riconfermato fino a dopo le politiche, declina prima ancora di aver ricevuto l’offerta) e la presidente di Agesp Servizi Paola Reguzzoni, che però preferisce restare ben salda al suo posto. A molti sembra un film già visto nel primo mandato. Allora il tira-e-molla sul rimpasto durò ben diciotto mesi, per partorire appena tre nuovi nomi su dieci. Alla fine furono sostituiti, giocoforza, due assessori dimissionari con altrettanti “tecnici” degli stessi partiti (per l’Udc Walter Fazio alla sicurezza rimpiazzò Giuseppe Zingale e per An Giovanni Paolo Crespi al
bilancio prese il posto di Alberto Cattaneo) e fu messo da parte il forzista Luigi Chierichetti per far rientrare nell’esecutivo il suo collega di partito, ma non di corrente, Franco Castiglioni. Ci fu qualche ritocco alle deleghe ma il lifting più significativo fu quello lessicale, con l’introduzione di nomi altisonanti come l’assessorato alla qualità della vita o lo sviluppo economico di area vasta. L’opposizione osserva e critica. «La città ha bisogno di tutt’altro – sottolinea il capogruppo del Pd Walter Picco Bellazzi – non certo dei giochini per accontentare con posti in giunta una corrente o per punirne un’altra che è in decadenza.
Questa è fantapolitica, mentre in questo momento l’amministrazione dovrebbe pensare all’economia reale e ai problemi veri». Soprattutto dopo l’approvazione del bilancio di previsione, quando l’azione amministrativa sarebbe pronta per entrare nel vivo delle scelte politiche fatte. «Ancora una volta gli assessori staranno attenti a salvare il posto piuttosto che impegnarsi a portare avanti le soluzioni ai problemi? – si chiede Picco Bellazzi – non vorrei che sia un modo per spostare l’attenzione dalle difficoltà».
p.rossetti
© riproduzione riservata