VARESE Il picco è passato, la crisi resta: lo spread altalenante e la borsa in picchiata, fanno tremare i risparmiatori, che però non si fanno prendere dal panico. Eppure, anche a Varese c’è chi porta i soldi all’estero: in 420 ci hanno provato da Malpensa, 55 dai valichi di Gaggiolo, Ponte Tresa e Luino, per un totale che sfiora i dieci milioni di euro solo da gennaio a oggi. Lo racconta il comandante provinciale della Guardia di Finanza, il colonnello Antonio Morelli, che parla di «un fenomeno che non è mai diminuito, ma che negli ultimi diciotto mesi sembra crescere».I modi per portare i capitali all’estero sono due: la strada “fisica”, con i borsoni carichi di banconote o quella rocambolesca delle architetture societarie.«Catene di società fatte come scatole cinesi – racconta il comandante – che partono dall’Italia per finire in paesi della black-list». Lussemburgo, Madeira o paradisi fiscali come le Cayman o le Isole Vergini: sono questi i soldi più difficili da rintracciare, perché i paesi di destinazione, come racconta il comandante, «non solo hanno rigide norme sul segreto bancario, come accade in Svizzera, e una tassazione irrisoria rispetto all’Italia. Nei paesi della black list le istituzioni e le banche rifiutano di fornire informazioni anche in presenza di reati penali». È proprio questo, del resto, il segreto del loro successo.Il fenomeno non
è mai diminuito, anzi. L’impressione di chi lavora ogni giorno per combatterlo è che si sia rafforzato, soprattutto da quando si è iniziato a innalzare la pressione fiscale. Chi può, si crea un proprio tesoretto all’estero, al sicuro in qualche paradiso fiscale. E quello intercettato dalla Guardia di Finanza è solo una parte, come ammette Morelli. È Malpensa il punto di partenza preferito dai fuggitivi: dei dieci milioni bloccati dai finanzieri varesini, più di otto milioni e trecentomila euro, in carico a 420 furbi, stavano per prendere letteralmente il volo. Un altro milione e mezzo è stato sequestrato ai valichi svizzeri, dove sono stati 55 i fermati.Se c’è chi si crea un proprio tesoretto all’estero, i risparmiatori varesini hanno ancora fiducia nei propri istituti di credito. Lo raccontano Maurizio Frangi, direttore della sede varesina della Ubi, e Luca Barni, direttore generale della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate.«I clienti chiedono informazioni e chiedono di essere rassicurati, ma un vero e proprio panico ancora non c’è – dice Frangi – del resto, siamo stati in situazioni peggiori. Chi tiene d’occhio i mercati sa bene che la speculazione ha un limite». «I clienti arrivano da noi sempre più informati, e questo limita le reazioni di panico, che peggiorerebbero le cose – gli fa eco Barni – non ritirano i risparmi, chiedono solo prodotti meno rischiosi».
s.bartolini
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