Una valigia di applausi per ripartire un’altra volta

Basket - Più di duecento persone hanno salutato il raduno della Pallacanestro Varese. Ala, spunta J. P. Prince

«Duecento persone al primo allenamento della stagione, che non è che sia la roba più divertente del mondo. Per di più al 12 di agosto. Beh, se mi chiedete quali sono le mie sensazioni in questo nuovo inizio, direi che riparto proprio da questo». Amen, coach. Il colpo d’occhio, per la verità e per chi il sacro tempio di Masnago lo ha costantemente negli occhi nei suoi giorni di opulenza passionale, non è dei più memorabili. I duecento di cui sopra arrivano alla spicciolata, si alternano tra bar e prime file del parterre, si guardano in giro, cercando di cogliere –

più o meno in religioso silenzio – ogni sfumatura tipica da primo giorno di scuola, che sia una partenza in palleggio del nuovo Avramovic, uno sguardo glaciale da “welcome to Estonia” di Kangur o una smorfia del “cunctator” nato ad Arezzo. Poi, all’inizio e alla fine di una prima sessione che non ha fatto sconti nè temporali nè sostanziali, senti il botto degli applausi che rimbomba sotto le volte e capisci, emozionandoti, le parole di Paolo Moretti. Qui la musica suona così, che siano in tanti o pochi a suonarla. Qui la musica è sempre la stessa, finché morte non ci separi.

Bentornata Varese, ben tornati applausi. C’è chi non aspettava altro da tutta l’estate, come il “Bello di notte” Giancarlo Ferrero, che mentre corre verso il centro del campo – nell’entrata alla spicciolata dei giocatori che si materializza poco dopo le 17 – quasi rallenta per goderseli bene, con sorriso sornione stampato sul volto. Lo stesso di Luca Campani, in fondo, emozionato e contento. C’è chi non se li aspettava proprio, come Matteo Canavesi: la sorpresa disegnata sul suo volto vale il prezzo dell’attesa. E c’è chi, Massimo Bulleri, l’altro ieri dormiva spaparanzato su una spiaggia e ieri invece calpestava assi in legno varcate tante volte da odiatissimo avversario, ricevendo la stessa razione di amore che si riserva a tutti quelli che almeno per un solo secondo hanno vestito il biancorosso. C’è chi, infine, viene colpito da un’ovazione. Si chiama capitan Cavaliero.Bentornata Varese, a sudare sotto il ritmo imposto dal “prof” Marco Armenise, signore incontrastato dell’inizio di ogni stagione. Moretti prima resta in disparte, poi – insieme al trio di fiducia Conti, Diamante e Vanoncini – prende in mano le redini per gli inaugurali esercizi con la palla. Due smorfie e capisci che è sul pezzo, due rimbrotti («fatemi quattro secondi per bene: non voglio vedervi camminare») e capisci che è il solito, meraviglioso “scassamaroni”, due parole scambiate e capisci che è carico come una molla: «Ripartiamo da quattro conferme, un’idea realizzata che mi piace davvero tanto. Ripartiamo da un Erik Maynor che mi ha detto “io amo Varese”. Ripartiamo dal tentativo di fare meno errori della scorsa stagione: con il ritmo di partite che ci aspetta ho per esempio voluto un campionato pieno di impegni». Ripartiamo, insomma.

Bentornata Varese. Quella che fuori dal campo ha gli occhi attenti e vispi di Max Ferraiuolo («C’è una voglia pazzesca di basket, l’astinenza estiva è stata troppo lunga»), che controllano la manifestazione pratica di ogni dettaglio. Quella che ha come talismano eterno Sandro Galleani, un abbraccio al “Bullo”, una chiacchiera con tutti e una carezza alla sua Egidia. Quella che ha lo sguardo pensoso di Claudio Coldebella, uno che ha deciso di lasciar da parte l’emozione della prima volta per curare la perfezione: «Il nostro è un lavoro particolare, non ti puoi mai rilassare, devi essere attento ai particolari: porta un po’ di stress ma è una bella sensazione». Il dg scherza su Bulleri («Gli ho rovinato il Ferragosto… Rimarrà con noi solo per darci una mano»), arringa i tifosi («Sono importanti come gli atleti che vanno in campo»), predica pazienza per l’ala ancora mancante («Cerchiamo un giocatore ideale per noi»). La stessa calma dettata da Moretti: «Ci siamo presi qualche no ultimamente, ma ora non avrebbe senso scegliere di fretta un atleta tanto per… Non casca il mondo se aspettiamo ancora». Chi? Radio mercato gracchia Tremmell Darden, 34 anni ex Real Madrid, ma anche J. P. Prince, classe 1987, 203 cm e un passato europeo tra Ostenda (17 punti di media in Eurolega nel 2014/2015), Cholet e Trabzonspor.