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al 20’ pt Caputo
Spadavecchia; Scracella, Sorrentino, Malvestio, Bratto; Sinigaglia (1′ st Kyeremateng), Verde M., Caputo (1′ st Brunone); Lucciardello; Amelotti (1′ st Verde F.), Scurati. Barbarito, Napoli, Dal Santo. Celestini
Consol; Luoni, Ferri (20′ st Bonanni), Viscomi (20′ st Simonetto, 36′ st Ferri), Granzotto (20′ st Talario); Gazo, Zazzi; Giovio (20′ st Cusinato), Lercara (20′ st Salvatore), Becchio; Piraccini. Bordin, Calzi, Brovelli, Caliman. Ramella
Cendamo di Sesto San Giovanni. Assistenti Mazzeo di Busto Arsizio e Mauro di Monza
300 spettatori circa
Rinati dalla bolgia della “Bombonera”, il Varese è ancora qui. Ancora una volta, ancora a Besozzo. Questa volta, però, i biancorossi si presentano al cospetto del Verbano come i dominatori assoluti dell’Eccellenza, come i campioni in carica venuti a salutare per l’ultima volta questi campi, perché ormai destinati verso altri lidi, marchiati Serie D.
L’amichevole contro il Verbano, per chi ama il Varese, non è solo una partita di preparazione come le altre, no: chi ama questi colori non dimentica le sofferenze e i patimenti di un’estate fa, cancellati dal primo gol siglato proprio da queste parti. Quel gol di Marco “È Quasi Magia” Giovio ci ha ridato un respiro trattenuto troppo a lungo: dalla disfatta di Laurenza e D’Aniello passando per il libanese, finendo nell’ufficio dell’ormai ex sindaco Attilio Fontana, dove si era chiuso come in un bunker con Enzo Rosa, Piero Galparoli e Gabriele Ciavarrella, per arrivare con un Varese mai domo, che ha spazzato via il campionato scorso. Ecco cosa c’è in questa amichevole: il ricordo dei 1500 leoni venuti qui a gridare: «Noi ci siamo. Siamo ancora vivi, nonostante tutto, nonostante voi». E ieri, le trecento persone che si sono ritrovate su quella tribuna del campo di Besozzo, erano lì, di nuovo, per un grande e grosso segno del destino.
Al fischio del signor Candamo, però, tutto già viene dimenticato: gli occhi della gente sono fissi al campo, e tentano di scrutare furtivi, attraverso la prestazione e le movenze dei giocatori schierati in campo da mister Ernestino Ramella, il futuro dei biancorossi.
Il Varese parte ordinato, compatto, preciso in quasi ogni sua giocata. Non crea ma non concede praticamente nulla: in mezzo la coppia Viscomi-Ferri è solida, possente, arcigna. In avanti ci si affida all’estemporaneo estero di Giovio come è giusto è normale che sia, quando in campo hai un giocatore che potrebbe farti la differenza pure in Lega Pro; il numero 10 cammina e corricchia sotto un caldo tremendo, dispensando preziose perle di calcio, che accendono la luce del Varese, illuminando lui e di riflesso tutti i compagni.
Il peso della preparazione si fa sentire sulle gambe, però: vale per tutti tranne che per il signor Francesco Gazo. Lui, non ha visto l’estate, l’ha completamente saltata, sfoggiando una forma e una corsa pari a quelle dell’ultima di campionato scorso. I giocatori di Ramella si trovano contro un mordente Verbano; una squadra chiusa e blindata, pronta a colpire e ripartire così, senza paura. Ed è proprio da una di queste ripartenze che arriva il gol: Caputo si invola verso Consol, accompagnato da Capitan “Silenzio” Luoni. Il giovane portiere esce, chiamando la palla. Luoni abbassa la testa e la lascia sfilare: lì la gioia dei padroni di casa, perché il giovane portiere biancorosso valuta male i tempi, e la boccia manco la vede, permettendo al centrocampista avversario di agganciare e segnare indisturbato. Siamo al 20’, Verbano 1-Varese 0.
La reazione degli ospiti arriva dopo 5 minuti, quando Luoni lancia Piraccini solo contro Spadavecchia: l’attaccante prova un pallonetto poco fortunato, trovando il palo al posto del gol. Peccato.
Dopo di ciò, complici i cambi, il blackout. Partita finita e buio sui biancorossi. Il Varese, è impossibile negarlo, non riesce a esprimere buone trame di gioco, e a saltare l’uomo, complici forse i carichi di lavoro e l’allenamento mattutino. Ma, contro un’avversaria che ha sulle spalle meno di una settimana di preparazione, forse, era lecito attendersi qualcosa di più. Quel qualcosa che mostrasse alla sua gente di avere tutte le carte in regola per fare ciò che la dirigenza ha più volte annunciato: provare a vincere il campionato. Dalla tribuna, dove è stipato il popolo biancorosso, si leva qualche legittimo mugugno, qualche legittimo dubbio. E non potrebbe essere altrimenti, visto che i biancorossi riescono a rendersi pericolosi appena due volte nella seconda metà di gioco: con Salvatore al 32’, lanciato da Zazzi, e Becchio al 34’, imbeccato da Piraccini. Tutto qui, nulla di più: Varese, così non va.