– Masnago è uno dei quartieri con più storia della Città Giardino. Comune indipendente fino al 1927, vanta un fortissimo attaccamento degli abitanti al proprio territorio. Che si concretizza anche con manifestazioni di cultura e folklore come il Palio delle contrade. E del resto a testimoniare l’antichità dell’insediamento abitativo di Masnago c’è il Castello, cui si collega il celebre Parco Mantegazza. Uno dei sei giardini storici più importanti di Varese. Il nome del parco deriva da uno degli ultimi proprietari, Angelo Mantegazza. «Gli eredi di quest’ultimo cedettero il complesso al Comune di Varese nel 1981 – si legge nella relazione dell’assessorato al Verde pubblico – durante il Medioevo il luogo era senz’altro fortificato, un castello come testimonia la massiccia torre quadrata tutt’oggi superstite, risalente al XII secolo».
Masnago, e la torre in particolare, faceva parte di un collegamento con altre fortificazioni sul territorio, quali quella di Velate, e doveva servire per avvistamenti e segnalazioni. «Si deve alla famiglia Castiglioni, presente a Masnago già nel 1422, quello che risulta essere il tesoro più prezioso visionabile all’interno del Castello: due interi cicli di affreschi, uno nella sala inferiore con scene di “svaghi all’aperto” nel lacustre paesaggio varesino, mirabile documento della vita cortese dei proprietari; l’altro nella sala superiore, con figure femminili simboleggianti vizi e virtù. L’insieme (riscoperto nel 1937 da Angelo Mantegazza) rappresenta uno dei pochi esempi di affreschi profani in Lombardia, espressione dello stile gotico internazionale. Incamminandosi lungo la salita che da via Caracciolo conduce alla sommità del colle si giunge all’attuale sede dei Musei civici comunali di Masnago».
Il passaggio da “castrum” a residenza signorile avvenne lentamente tra il XVI e il XVIII secolo. Il primo embrione del parco risale al 1700, quando viene attestata attorno al castello la presenza di verde agricolo, con vite e orti. Il giardino di stile settecentesco è quasi completamente scomparso. Rimangono solo due leoni in pietra, simbolo della famiglia Castiglioni, posti sui pilastri d’ingresso dalla via Caracciolo. Quindi, i proprietari iniziarono a seguire lo stile inglese, in voga nella seconda metà
del XIX secolo, abbandonando la progettazione e il mantenimento di parchi e giardini all’italiana. Si passò quindi «a una ricerca della naturalità attraverso la collocazione di specie arboree in modo apparentemente casuale a dare l’idea che l’impianto costruito fosse dovuto a un disegno della natura stessa. Nel giardino all’inglese si esalta la regolare irregolarità della natura: i tracciati dei sentieri si snodano sinuosi, incrociandosi liberamente, la piantumazione ha schema libero spesso marginale a estese superfici prative, non presenta geometrie precise, ma favorisce la creazione di effetti di luce. Si preferì, in quel periodo, una visione possibilmente “spontanea” della bellezza vegetale e nei giardini l’apporto umano era mascherato nel tentativo di rendere il più possibile naturali i dolci paesaggi creati da un’abile progettazione.
Altre caratteristiche visibili nel Parco Mantegazza sono il movimento altimetrico del terreno eseguito con dolci cambiamenti di quote naturaliformi e senza terrazzamenti. L’uso di masse arboree impenetrabili alla vista per separare una superficie erbosa da un’altra e per nascondere le recinzioni che delimitano il parco; gruppi isolati di alberi esemplari che fungono da punti focali per la loro non comune bellezza o imponenza. Con l’intensificarsi dei commerci con le Americhe e l’Est asiatico, i progettisti di tutta Europa, durante il secolo XIX, si resero immediatamente conto delle possibilità che le nuove specie di alberi offrivano, prima fra tutte il cromatismo stagionale nonché la signorile rarità. Nei parchi “romantici”, “paesaggistici” o “all’inglese” è la pittura, e meno l’architettura, che ispira il giardino. Il parco diventa pittura, offrendo al visitatore una serie di “scorci”, di vedute, definite e costruite espressamente per essere “pittoresche”, categoria estetica precedentemente ignota all’artegiardiniera». La situazione odierna mostra «un pregevole parco, in stile romantico, formato da prati su diversi livelli punteggiati da alberi sia giovani che secolari. Il parco contiene solo alcuni alberi vetusti fra i quali monumentali tassi, un bel faggio rosso nei pressi di una piccola cappella, un pregevole esemplare di leccio e un raro esemplare monumentale di corbezzolo».