Non ha certamente bisogno di presentazioni. Maurizio Ganz è per tutti El segna semper lu. Una carriera di primissimo livello come calciatore: cresciuto nelle giovanili della Sampdoria e passato poi in prima squadra nel 1986, ha calcato i prati di Monza, Parma, Brescia, Atalanta, Inter, Milan, Venezia, Fiorentina, Ancona, Modena, Lugano e Pro Vercelli. E ha poi iniziato l’esperienza da allenatore, collaborando con il settore giovanile del Milan prima di approdare a Varese, alla Berretti nel 2012-2013 e in Primavera nell’ultima stagione (al posto di Bettinelli).
«Prima di tutto abbraccio forte Gianluca Antonelli», attacca Ganz mandando un pensiero con il cuore all’allenatore degli allievi che ha appena perso la sua amata Simona.
Poi si parla di Varese, e di un addio spiazzante. «Ho saputo che non sarei più stato confermato dai giornali, una cosa vergognosa, anche perché il giorno prima avevo sentito Andreini e non mi aveva comunicato niente legato alla mia persona. Certo, aveva preannunciato che ci sarebbero stati dei tagli, perché i budget avrebbero dovuto essere diminuiti. Ma saperlo dai giornali è una cosa che mi ha fatto molto male, non è un comportamento serio e idoneo».
Nel calcio succede, ma a Varese no. E non deve accadere. Perché le persone vengono prima di tutto. «In questo mondo non ti devi mai aspettare dei grazie, però se sai di aver lavorato bene queste cose feriscono».
E pensare che fino a qualche settimana prima, il nome di Ganz era stato legato addirittura alla prima squadra, quando Sottili era lì lì per saltare. «A dire il vero anche prima, quando ancora non era stato chiamato Gautieri. La cosa che mi dovranno spiegare è il perché di questa decisione. Se parlano di motivi economici è una barzelletta: prima si fa un’offerta e poi io la valuto. Non si può parlare sul nulla. Se le motivazioni sono di tipo tecnico, tattico, di comportamento, di simpatia o di antipatia non lo so, qualcuno mi chiamerà. A gennaio mi hanno tolto 5 giocatori inserendoli in prima squadra, abbiamo fatto un ottimo torneo di Viareggio e un altrettanto ottimo girone di ritorno. Davvero, non capisco».
Rabbia e delusione non cancellano i bei ricordi che Ganz si porta dietro. «Ho sempre sentito l’affetto della città, della squadra, della gente e delle splendide persone che hanno lavorato con me. Mi porto con me un bagaglio tecnico e umano molto grande, ed è per questo che la delusione per questa decisione è ancora più grande». Che cosa farà Ganz da grande? «Mi iscriverò al Master per allenatore che comincia a ottobre, lo stesso che seguirà Bettinelli. Il mio obiettivo è quello di allenare in Italia o all’estero. Credo di avere la voglia e la competenza per allenare una squadra di grandi».
Due anni vissuti col Varese non sono pochi. Come vede Ganz il futuro di questo club? «Se si trovano delle soluzioni dal punto di vista economico, le cose andranno a migliorare. Ma è fondamentale anche l’organizzazione, che nell’ultimo anno non è stata al 100%».
La strada tra Ganz e il Varese non è detto che non possa incrociarsi di nuovo. «Un Forza Varese ci sarà sempre dentro di me. E chissà mai che tra 1, 2 o 10 anni possa essere io a guidare la prima squadra».
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