Il mondo del calcio, varesino e non solo, e la grande famiglia biancorossa, piangono Paolo Doto, mancato nella notte tra mercoledì e giovedì dopo aver combattuto contro un male incurabile. Romano di nascita, ex calciatore del Varese – protagonista dal 1977 al 1981 al Franco Ossola -, in carriera ha vestito tra le altre anche le maglie di Triestina e Ternana, per poi iniziare la vita
da allenatore (Tradate, Cislago, Venegono) tra cui anche l’esperienza in Albania insieme all’amico Ernestino Ramella. Doto lascia all’età di 58 anni la moglie Stella e le figlie Giulia e Veronica. Il rosario in sua memoria si terrà questa sera, venerdì 19 agosto, alle 20.30, alle onoranze funebri Sant’Ambrogio, mentre il funerale verrà celebrato domani, sabato 20, alle 10.30, alla chiesa Massimiliano Kolbe di viale Aguggiari.
Un giorno triste, per i tanti amici che l’hanno conosciuto: «Devo partire da… tanti anni fa – ricorda, commosso, Osvaldo Tonelli, dirigente del Bosto e figura storica del calcio varesino – quando ho conosciuto il Doto calciatore negli Allievi del Varese. Lo chiamavano “Palinha”, perché calciava le punizioni con piede morbido, toccando spesso il palo. Ha giocato qui, poi a Trieste, e il punto più alto della sua carriera l’ha toccato a Terni, dove è un idolo. Poi c’è il Doto allenatore, sempre schietto e sincero, esonerato a Mozzate e difeso in diretta televisiva da tutti i suoi calciatori; allenatore con cui ho festeggiato a Tradate un campionato vinto e una fantastica salvezza. E, soprattutto, c’è l’amico Paolo, con cui mi trovavo sotto i portici a Varese, a chiacchierare di calcio ma non solo, perché era un uomo di cultura che sapeva parlare di tutto. Mi dispiace, moltissimo, e sono vicino a sua moglie Stella, la donna della sua vita, “la persona giusta” come mi diceva lui, e alle sue figlie, di cui mi parlava sempre».
Un appuntamento rituale, in centro città, si consumava in Valigeria Ambrosetti: «L’ho conosciuto tramite Osvaldo, venivano a trovarmi e insieme leggevamo e commentavamo le notizie del giornale – racconta Paolo Ambrosetti, titolare del negozio di via Mazzini – Parlavamo del Vares,e e di calcio in general,e e ho sempre adorato ascoltare i suoi racconti dei suoi anni in biancorosso. Una persona piacevole, simpaticissima, sanguigna, sempre sincera: con quel suo accento particolare raccontava sempre la verità, nuda e cruda. Conserverò per sempre un ricordo speciale di lui».
Tantissimi i calciatori in cui Doto ha lasciato un ricordo indelebile. Tra loro Mirko Borghese, 12 stagioni nel Varese di cui 4 in prima squadra prima di una carriera leggendaria da portiere tra i dilettanti della nostra provincia: «Con lui ho condiviso tre stagioni a Tradate e di lui ricorderò sempre due cose. Il suo sorriso e il piacere di vivere i momenti felici in compagnia. E la sua sincerità, con tutti, con ogni giocatore, sempre». Un grande giocatore e, soprattutto, una persona indimenticabile anche per tanti tifosi biancorossi, compresi quelli che ora guidano quel Varese Calcio che l’ex centrocampista biancorosso ha sempre avuto nel cuore: «Mi ricordo di Paolo Doto fuori dal campo esattamente com’era in campo – le parole di Enzo Rosa, fondatore del Varese Calcio – Correva e si sbatteva sempre, dava il massimo con grande impegno, che sentivi quando c’era; e così era nella vita, sempre attivo su tutti i fronti. Una persona, prima che un giocatore, che ogni squadra vorrebbe. Arrivò a Varese da solo e qui conobbe la sua Stella e rimase sempre legato alla città e agli amici trovati qui. Un generoso nell’anima, entrato nel cuore e che resterà nei ricordi di tutti noi». «Negli ultimi anni l’ho visto spesso qui, in società, nel nostro ambiente, legatissimo a mister Ramella – spiega Paolo Basile, vicepresidente del Varese Calcio – Era un calciatore che tutti vorrebbero avere nella propria squadra: carismatico, di valore, sempre positivo. E così era fuori dal campo: una persona ha fatto del bene all’ambiente del Varese e al mondo del calcio in generale».
Le sue imprese da calciatore in maglia biancorossa non andranno dimenticate: «Un bel giocatore e una grande persona – parola di Lele Bellorini, decano dei supporter varesini – Faceva squadra e ha sempre dato il massimo. Tutti i tifosi del Varese gli hanno voluto bene». «Era decisivo quando serviva – svela Marco Tomasetto, memoria storica per eccellenza delle imprese biancorosse – Segnò il gol promozione contro il Forlì per salire dalla C1 alla B, lo stesso fece l’anno successivo nel 4-0 salvezza contro il Pisa all’ultima giornata. E quando lasciò Varese in direzione Trieste entrò nel cuore anche dei tifosi alabardati, insieme a De Falco e Ascagni. Un giocatore pratico, che quando c’era bisogno rispondeva sempre presente».