– Il governatorerassicura i frontalieri e lancia «un fronte comune delle istituzioni locali per impegnare i parlamentari lombardi a difendere i frontalieri» in fase di ratifica dell’accordo fiscale italo-svizzero. Ma la preoccupazione nella zona di confine rimane alta: «È il potere salariale dei frontalieri che tiene in piedi l’economia di questo territorio». Sala piena all’Ubi Banca di Luino, per l’incontro pubblico sul sentitissimo tema dei frontalieri, in una città dove ne vivono quasi duemila (su
una popolazione di meno di 15mila). «In questo accordo fiscale, gli interessi di oltre 60mila lavoratori sono stati trascurati, e i loro diritti non tutelati, di fronte all’obiettivo di recuperare i soldi andati oltre confine – sottolinea il sindaco- l’obiettivo delle forze politiche ticinesi è quello di disincentivare il frontalierato, con un aumento di tassazione che renderà meno giustificabile il sacrificio di chi si alza alle cinque del mattino per passare il confine».
Sono le storie dei frontalieri le vere protagoniste. «Se la Svizzera non sarà più un’opportunità conveniente per il lavoro, nel Varesotto cosa rimane?» si chiede un frontaliere di Laveno, in giacca e cravatta. Un altro, frontaliere dall’88, architetto: «I miei 25 anni di crescita salariale vanno a farsi fottere, con l’aumento della tassazione – denuncia, senza peli sulla lingua – è un’umiliazione, diventiamo tutti precari. E la cosa più buffa è che con la progressione, lo stipendio invece di aumentare diminuirà. Ma alla Svizzera non gliene frega niente di farci guadagnare meno, è il sistema italiano che non funziona». E, di Luino, frontaliere in pensione: «Come si è permesso lo Stato italiano di prendere i soldi dell’indennità di disoccupazione?».
Ma Maroni chiarisce: «Parliamo di un accordo internazionale, su cui Regione Lombardia è stata informata, ma non coinvolta». Eppure, sostiene il governatore, «questa è una comunità che merita attenzione, rispetto e dignità. Daremo voce alle vostre istanze, organizzando un fronte comune di tutti i partiti, al di là dell’appartenenza politica. Quello che chiedete non è un privilegio, ma una specificità». Arriva il suggerimento ai Comuni di «approvare un ordine del giorno che impegni gli eletti in parlamento a tenere una posizione a favore dei frontalieri – afferma Maroni – bisogna farlo subito». Come sul caso sanità a pagamento, dove Maroni ribadisce di essere “sul pezzo”, e insiste: «O si cambia la legge o si cambia il decreto ministeriale, altrimenti è autonomia dei dirigenti delle Ats interpretare la norma. Dopo l’impegno pubblico del viceministro, possiamo solo chiedere ai nostri uffici di sospendere i pagamenti in attesa di un rimedio». E l’assessoreaggiunge: «Ben venga che si svegli anche il Pd. Fondamentale a questo punto sarà la legge di ratifica, che definirà l’imposizione fiscale dal 2019. Qui capiremo chi tutela i frontalieri». Si sa che la tassazione aumenterà, «come ci ha già confermato il negoziatore, che ha garantito il mantenimento dei ristorni. C’è da fidarsi oppure dopo qualche anno i fondi verranno tagliati, come succede da anni agli enti locali?».