Non poteva che piovere e tirare vento

Il commento della nostra Federica Artina dopo la vittoria del Varese per 2-0 contro la Pro Vigevano

Diciamocelo: non poteva che piovere e tirare vento. Masnago è fatta così e si ripresenta pienamente se stessa al debutto in campionato del Varese Calcio nella stagione della sua rinascita dalle ceneri. Con la clemenza di far spegnere la pioggia, quasi per magia, pochi minuti prima del fischio d’inizio: meritatissimo premio agli stoici 1500 cuori biancorossi che ieri non hanno voluto mancare sui gradoni umidi e impervi del Franco Ossola, popolo dei distinti soprattutto.Soffrire, inutile negarlo, si è sofferto. Ma signori, questa è l’Eccellenza. È più veritiero il 2-0 guadagnato ieri del 6-0 che ci ha esaltato fino ad ora. I giocatori della Pro Vigevano sembrano le custodie dei nostri ragazzi: armadi a quattro ante che ti buttano per terra solo con lo sguardo. Volano calcioni e spintoni che è un piacere, e il gioco del Varese ne è penalizzato. Occhio, perché il Fenegrò che arriva domenica a Masnago corre anche il triplo di questi.Se nel primo tempo la partita non si sblocca non è certo per demerito dei ragazzi di Melosi, anzi. Semmai la “colpa” primordiale del Varese è, paradossalmente, quella di giocare troppo bene per questa categoria. E allora cosa fai quando te li trovi contro? Tiri fuori i denti, la bava e gli artigli e ti salvi come puoi. Se il calcio è la metafora della vita, l’Eccellenza ne è l’esempio più lampante: non vince sempre e a prescindere il più bravo, ma anzi per portare a casa la pelle

devi usare le armi peggiori che hai. Basta guardare la giornata di ieri: il Verbano che batte il Legnano, l’Arconatese che si configura sempre di più come il nemico numero uno da battere.C’è un però. E cioè che la poesia è la forza capace di smuovere il mondo. Ecco allora che Marco Giovio, il figlio di Varese, predica meraviglia anche nel pantano e illumina a giorno più dei riflettori arrivati a dar man forte alla sempre più flebile luce naturale. «Usa i piedi come le mani» azzarda qualcuno in tribuna, e tanto torto non ce l’ha. Qualcosa manca a questa squadra e ha un nome e un cognome: Daniele Capelloni.Perché lì in mezzo al campo ci vogliono cabeza, corazón e cojones e lui è quello che ce li ha tutti e tre perfetti per quel ruolo. Niente paura, il ragazzo è pronto e domenica partirà. Allora sì che potremo finalmente fare il vero punto della situazione. Ultima nota dedicata al bomber non bomber Viscomi: la sua sicurezza, la sua generosità e i suoi polmoni infiniti lo renderebbero il capitano perfetto. Ma la fascia è di Luo, e guai a chi gliela tocca. Proprio a lui però diciamo di smetterla di avere paura: si affidi al suo compagno di reparto, si affidi a se stesso e si affidi alla maglia che ha cucita sulla pelle. Nessun ostacolo è più grande della tua scelta di restare qui, Francesco. Ricordatelo e spacca il mondo insieme a noi.