Dal giorno della folle corsa all’iscrizione (15 luglio) sono passati quasi due mesi: il Varese è arrivato a iscriversi 41 minuti prima della sua scomparsa e dalla ripartenza nei dilettanti. Chi vive per miracolo poi apprezza di più anche le piccole cose. Come il debutto in serie B a Carpi di due ragazzini di questa terra cresciuti a pane e Varese. O lo sforzo per ridurre il monte ingaggi di oltre un milione di euro.
Siamo uomini di calcio, e sappiamo che i tifosi dimenticano in fretta sia le cose belle che quelle meno belle. Basta poco per farti scordare che ci siamo iscritti all’ultimo, che abbiamo fatto debuttare i giovani. Ma l’importante è che noi addetti ai lavori continuiamo a mantenere la mente fredda e il cuore caldo, proprio come abbiamo fatto per l’iscrizione. Senza mai perdersi nei sentimenti estremi.
Sono orgoglioso del giorno successivo, perché giorno per giorno si sta creando un team di lavoro straordinario. Stiamo mettendo su tutti insieme dei mattoni importanti, grazie al neo ad Lo Nero, al presidente Laurenza, ad Ambrosetti, a Cannella. È un gruppo giovane che ha voglia e fame, quello che stiamo chiedendo anche alla squadra.
Ferite no, ho vissuto anche paure soprattutto negli ultimi mesi, ma grazie alla caparbietà di Laurenza la tristezza non ha mai preso il sopravvento.
Era un dovere nei confronti dei tifosi che ci seguono ovunque. Io mi sono sentito la persona che poteva e doveva metterci la faccia. Salire sul carro dei vincitori è facile, ma bisogna avere forza e coraggio per salire anche su quello di chi perde.
Non voglio essere filosofo, ma per me rappresenta tutto. Qui mi sono nati 2 dei miei 3 bambini, ormai è un marchio indelebile, perché ho vissuto stagioni encomiabili, incontrando persone che mi hanno insegnato tantissimo e che mi continueranno a far crescere. Questo club è stato una rampa di lancio per tanti tecnici e calciatori ma anche per i dirigenti. Io mi sento veramente a casa.
Sì, e sono orgoglioso di questo clima, di quello che i ragazzi stanno percependo di questa genuinità. I giocatori hanno capito la nostra filosofia. Anche Blasi ha colto questa richiesta di abbattimento dei costi con la spalmatura dell’ingaggio. Lui, che ha giocato in A, sta capendo che qui c’è un club che può aiutarlo nel finale di carriera e lui ci aiuterà a sua volta. Si sente come un 18enne. Presto anche su Lupoli ci saranno novità particolarmente apprezzate da tutto l’ambiente (si ridurrà l’ingaggio?, ndr).
Io sono convinto che il Varese possa salvarsi tranquillamente non solo sul campo, ma anche finanziariamente, proprio perché gli incidenti di percorso non debbano più accadere.
Non voglio fare pronostici, ma la sensazione è che possiamo stare tranquilli almeno per questa scadenza. Ricordo che c’era il pericolo di non superarla sacrificando qualche calciatore, invece siamo stati bravi e fortunati nel non vendere e pianificare il tutto per il 16 senza problemi. Stiamo già lavorando per il 16 ottobre.
Io sono stato sempre un po’ pessimista, non per la piazza ma per il calcio in generale. A parte 2-3 club, gli spettatori sono legati ai risultati. Qui poi abbiamo il basket che è trainante, e un po’ di tifosi li perdi anche per lo stadio, che non è confortevole soprattutto in inverno.
Lui era sempre in sede in via Sempione. Mi raccontava che era il nonno del Varese e quando veniva in ufficio, ogni volta aveva una parola saggia da consigliarmi. Faremo qualcosa di bello con la squadra.
Ci metto anche Silvio Papini, che è il mio idolo. Da un suo sguardo capisco che aria tira. Sono un ammiratore di Abodi, è una persona eccezionale che potrebbe cambiare il calcio italiano. Giorgetti e Masini soffrono e vivono per il Varese.
Si sta già realizzando. Io sono un fautore dei team di lavoro, perché da soli non si riuscirebbe a fare gruppo. Lo Nero è qui da poco ma è come se lo conoscessi da anni per la condivisione che c’è. Si sta creando una squadra che può far bene. E poi non manca quel pizzico di rabbia che ci dà una forza incredibile.
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