Quando si parla di Pistoia, in termini cestistici, il pensiero va in maniera quasi naturale a Giacomo Gek Galanda. Non serve nemmeno una didascalia per descrivere un campione del genere. Dopo le imprese con Varese e con la Nazionale, Gek ha chiuso la sua carriera a Pistoia, allenato tra l’altro nella sua ultima stagione da coach Paolo Moretti, iniziando in loco anche la carriera dirigenziale. Ora si occupa di settore giovanile nella società toscana, dopo qualche anno da General Manager. In previsione della partita del Pala Carrara di domenica, Gek è la voce giusta da ascoltare per arrivare pronti e preparati a Pistoia-Varese. Si parla un po’ di tutto, ma si inizia obbligatoriamente dal vecchio grande amore.
Ho seguito Varese fin dal precampionato e ammetto che questa è una squadra che mi piace. È molto ben costruita, ha dei buonissimi giocatori e soprattutto non ha ancora espresso tutto il suo potenziale, pur avendo fatto bene. Penso a questo punto che sia una formazione che possa crescere molto da qui in poi. Almeno per quanto riguarda il campionato. Sono forse un attimo più scettico riguardo alla Champions League. Non voglio dire che la squadra sia corta in generale, ma lo diventa nel doppio impegno, perché alla fine tutti giocano su entrambi i fronti quindi non c’è grandissima turnazione e grande riposo. Per la quantità di giocatori e di forze da mettere in campo, penso che in coppa potrebbero fare più fatica. Prendo ad esempio un giocatore come Maynor, che è di altissimo livello, ma ha bisogno di recuperare tra una partita e l’altra vista la lunga inattività. Detto questo, ribadisco la sensazione iniziale, questa squadra mi intriga molto, mi piace e lo ha dimostrato fin dall’inizio del campionato. C’è una cosa più di altre che mi ha impressionato.
Questa squadra ha un sentore positivo, ci crede fino in fondo, non dà per persa nessuna partita. Si può pensare che le due conclusioni di Kangur siano state dettate soltanto dalla fortuna, ma per me non è così. Perché gli episodi te li crei solo se ci credi fino in fondo. Altrimenti non avresti mai portato a casa quelle due partite. Non so se mi spiego, ma in quelle due zampate del grande Kangur c’è qualcosa di più della semplice fortuna. Detto questo, credo
che Varese arriverà bene alla fine del campionato, non dico che debba giocarsi la finale scudetto, ma farà una grande stagione. Anche perché alle spalle ha un ambiente ritrovato, che ha fatto buonissimi passi e si è rinsaldato per partire meglio. É servita forse anche l’esperienza di un cammino tortuoso come quello della stagione passata, le difficoltà hanno creato la giusta idea per partire con un’altra marcia quest’anno. Le chiavi di lettura dunque mi suggeriscono che questa sarà una grande annata per Varese.
Quando parla Toto, tutti ascoltano e nessuno ribatte, è una persona dal carisma incredibile e lo dico per averlo conosciuto di persona. Ha le idee chiare e soprattutto prima fa e poi parla. Penso ad esempio alle ultime dichiarazioni estive sulla questione stipendi e sulla Legabasket: ha zittito tutti, non è più volata una mosca. Lo stimo tantissimo, quindi credo di aver già risposto alla domanda. Il rispetto nei suoi confronti è un sentimento diffuso sia a Varese che in tutto il mondo del basket, perché quando uno prima di parlare dimostra, ha già colto nel segno. Quindi è un valore aggiunto importantissimo per Varese.
Rimango un grandissimo tifoso di Varese, lo ammetto, ma a questo giro mi toccherà tifare contro.
Siamo partiti al contrario rispetto all’anno scorso. La stagione passata fin da subito iniziò con la marcia giusta ed un trend positivo incredibile, siamo stati primi in campionato per un buon periodo con un gioco che incantava, c’è stato feeling e la squadra era costruita in certa maniera. Quest’anno la situazione è diversa, c’è un problema di roster dovuto anche alla questione Thornton. Non stiamo giocando con la stessa dinamica, convinzione, brillantezza, e la differenza è tanta rispetto al 2015. Ciò non significa che questa squadra sia spacciata, al contrario, anche perché siamo soltanto alla quinta di campionato. Però bisogna lavorare di più e aver pazienza. Al momento Pistoia ha dei dubbi ed è giusto che li abbia, è alla ricerca del filo giusto e della chiave giusta per il resto della stagione, però va fatto il prima possibile. Ci servono gli occhi concentrati e la determinazione, il prima possibile. L’obiettivo è di guardare alle forze e non ai difetti e cercare di venirne fuori.