Il Varese per me è la carezza della vita

L’editoriale di Alfredo Luini, tifosissimo del Varese, tornato per la prima volta al Franco Ossola

Di carezze ne ho avute tante al Franco Ossola. Quando Sannino era qui per la prima volta e non sapeva ancora che sarebbe stato mandato via dal Varese in modo assurdo, non mi faceva mai mancare la sua carezza. Poi, una volta ritornato, ci ha trascinato in B regalandoci emozioni uniche. Quelle che io vivevo lì, vicino alla sua panchina.Anch’io ho dovuto lasciare Masnago ma ieri finalmente ci sono tornato per ricevere una carezza che aveva in sé tutte le carezze che ho ricevuto dal Varese. Era la carezza della vita. La carezza di uno stadio che è rifiorito alla vita. E non importa se adesso siamo solo in Eccellenza.Ci eravamo già sprofondati ma ne siamo usciti, venendone fuori con una forza unica che non si trova dappertutto e che si tempra a poco a poco, magari quando il vento gelido che scende dal Sacro Monte maltratta le nostre guance rivolte al campo per sperare in un gol del Varese. Abbiamo brillato tra le stelle, siamo stati in Serie A e in Serie B. Anch’io con la mia carrozzina ho corso sulla pista del Franco Ossola. Siamo caduti in C1 e C2, poi in D fino a sprofondare per due volte in Eccellenza. Chiunque si sarebbe disperato. Non il Varese e io posso raccontare quanto è stato bello veder rinascere il Varese proprio dall’Eccellenza. Ho vissuto momenti unici, grazie ad amici che ora sono parte indissolubile di me. Come Andrea, che non si è mai dimenticato di me. Sì, è stato lui che mi veniva a prendere a casa undici anni fa, quando il fallimento ci aveva costretto a ripartire dall’Eccellenza. Lui mi ha detto qual era la pagina giusta del televideo per cercare la classifica del Varese ma io i

risultati delle trasferte li conoscevo già. Era Andrea a raccontarmi alla radio le partite. Con lui sono stato a San Colombano, a Spino d’Adda e nella periferia di Milano tra i casermoni che circondano il campo del Brera. Lo ringrazio anche se so che a lui il mio grazie fa male perché l’amore, l’affetto e l’amicizia sono gratuiti. Quando si vuol bene veramente.E a Masnago tutti vogliamo veramente bene al Varese. A partire dal grande Luca Alfano. Ieri era stracontento perché io sono tornato allo stadio. Lo stare vicino a lui mi ha dato un’altra carezza. L’ennesima di tante carezze infinite che porto nel cuore. Di quelle di Sannino ho già detto ed è troppo facile parlarne ma ricordo quella del “Cobrallo” il mitico bomber che ci ha permesso di vincere il campionato di Serie D proprio nella stagione di dieci anni fa. Tanti giocatori mi hanno cercato dopo i loro gol o a fine partita e anche la curva non ha mai smesso di pensare a me. Con striscioni che mi hanno aiutato molto e che sono state carezze uniche, affettuose e vere. Come unico, affettuoso e vero è stato il prato del Franco Ossola ieri. Sentire di nuovo il profumo del campo, essere a due passi dall’erba e dai giocatori non è solo passione. Ma vita. E con questo Varese ancora vivo e più che mai vivo potremo divertirci tanto. Sogno la nuova scalata, so che ci sarà e io sarò lì a vederla, come il 13 giugno del 2010, data della promozione in B. Come negli anni Ottanta quando non stavo ancora a bordo campo e mio papà si caricava sulle spalle la mia carrozzina e saliva tutta la tribuna. Come sempre.