VARESE È arrivata a una conclusione la vicenda di Moni, il gatto conteso tra due famiglie.Ieri il giudice di pace di Luino ha emesso la sentenza che chiude una peculiare vicenda durata molti mesi. Nella quale non sono mancati i colpi di scena, come le superperizie del veterinario che ha comparato il felino con le foto dell’animale scattate anni prima della sua scomparsa. Numerose le udienze, compreso un tentativo di conciliazione fallito. Due i testimoni ascoltati. Tutto è iniziato nel novembre del 2009, quando, dopo nove anni trascorsi miagolando sui divani di una casa di Castelveccana, il gatto Moni – cicciottello e di indole pigra e sedentaria – come nei migliori gialli di Maigret improvvisamente sparisce, lasciando nello sconforto i suoi proprietari. Che Moni si sia allontanato da solo per seguire una farfalla? E se fosse stato rapito?Sta di fatto che, qualche giorno dopo la scomparsa, è nei boschi vicino al lago di Luino che lo ritrova una premurosa famiglia di Porto Valtravaglia. Moni, tutto fusa e coccole, conquista subito i suoi soccorritori, che decidono di adottarlo. Ma, in una sorta di Chi l’ha visto felino, la voce si sparge, e alla famiglia di Castelveccana viene riferito che il gatto Moni è stato avvistato a Porto Valtravaglia. Sarà vero? La padroncina, che non si è mai arresa alla sparizione dell’amato micione, decide di andare a vedere. Stesso
pelo, stessi baffi, stessa coda, stesso pancione. Non ha dubbi: è proprio Moni. Ma a nulla valgono le richieste per riaverlo, i nuovi adottanti non sono convinti e rifiutano la restituzione. Dicono che è di loro proprietà. Del resto, i gatti non sono iscritti all’anagrafe come i cani, ed è difficile stabilire con certezza assoluta da dove vengano e a chi appartengano. Le due famiglie iniziano a discutere, ognuna ancorata alle proprie ragioni e soprattutto all’affetto per il gatto, un vero «rubacuori» come il Garfield dei fumetti. Tanto che alla fine la querelle approda alle aule del giudice di pace. Di gatti grigi tigrati ce ne sono tanti al mondo: i nuovi proprietari sostengono che i gatti tigrati siano tutti uguali, da qui l’impossibilità di provare che Moni fosse lo stesso gatto della famiglia di Castelveccana. Di tutt’altro avviso gli attori, secondo i quali le striature dei tigrati sono come le impronte digitali degli uomini.Serviva dunque una prova scientifica. Il giudice ha quindi nominato un veterinario che ha redatto una perizia, all’esito della quale è emerso che con forte probabilità il gattone in contestazione è proprio Moni. Battaglia legale vinta per i proprietari assistiti dall’avvocato Matteo Borgini di Varese. Il gatto potrà dunque tornare ai suoi originari padroni. Arrivati a questo punto, poco conta il detto, «non dire gatto fino a quando non ce l’hai nel sacco».
s.bartolini
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