Le soluzioni non mancano: l’abbiamo già scritto e lo ribadiamo. Serve la volontà di esplorarle e il giusto impegno per poterci lavorare. Il 4-4-2, modulo che fa parte della storia biancorossa, domenica è piaciuto. Ma non è una questione di disposizione tattica, non solo almeno: è lo spirito che è cambiato (e si è visto anche nel 4-3-3). Sacrificio e aggressività già visti – anche nella sconfitta – contro la Caronnese, a cui domenica si sono aggiunti intelligenza e furbizia nell’interpretare la partita: il Varese ha prima accettato di prendere le misure all’avversario, difendendosi compatto, umile, senza cercare subito di imporsi ma con la ferma volontà di farlo non appena possibile. E ha sfruttato le occasioni, ma anche cercato di costruirle. Certo, è cinico Scapini a cogliere la prima opportunità per timbrare il cartellino; ma la novità, positiva, è che non è stata l’unica a disposizione. I biancorossi, finalmente, producono di più (7 i tiri in porta registrati, 15 i tentativi complessivi; a Caronno 7 su 11 totali; col Pinerolo 8 su 17) e mettono a referto la seconda gara con due gol realizzati. Mentre confermano la capacità di rischiare poco, o comunque di non prendere
gol: merito di un portiere, Pissardo, che sta crescendo in maniera esponenziale insieme ai suoi coscritti sulle fasce (Talarico e Granzotto), all’immensa esperienza e efficacia dei centrali di difesa e a una prova superlativa di un Bottone che, così, come domenica, può prendersi sulle spalle la squadra e lanciarla addosso agli avversari per schiacciarli. Merito, poi, di un carattere, finalmente messo in campo, che sta chiamando tutti a dare qualcosa in più. Lo vedi in Becchio, naturalmente predisposto da una forza fisica strepitosa, e in Scapini, che a volte sembra quasi fin troppo generoso quando si usura andando in pressing su chiunque, anche a decine di metri di distanza. Ma lo vedi anche, e soprattutto, in Rolando, che sarebbe un’ala d’attacco ma che non si preoccupa di giocare da laterale puro perché questo è ciò che serve alla sua squadra, o in Zazzi, che è un regista di qualità ma non si spaventa di buttarsi nella mischia a fare quantità. E, certo, in Marco Giovio. E in quel suo gol di tecnica e rabbia, di talento e aggressività. Da affamata pantera. Che ruggisce, insieme al Franco Ossola. Domenica, sul Casale. Da domenica, su ogni altro avversario.