«Pessotto le prendeva e stava zitto: grande. Il Peo mi regalò i miei ultimi 5’ nel Varese»

Domani derby pazzesco a Legnano: il Varese si ritrova contro il patron Paolillo e il varesino Fraietta. L’ex fantasista biancorosso: «Portarmi via la palla? Impossibile». Il vicepresidente lilla: «Niente sconti»

– «L’impatto con il Varese è stato durissimo e non solo per la terribile preparazione atletica al golf di Luvinate. Il nostro capitano era Gaetano Paolillo, che mi aveva preso di mira: arrivavo dalla Primavera del Milan e lui si chiedeva se io avessi la puzza sotto il naso. Il miglior modo per capire di che pasta fossi e, al tempo stesso per anticiparmi il clima della C2, era picchiarmi il più possibile in allenamento: le prendevo senza fiatare e non mi stufavo di mettermi a disposizione dei compagni».

/>Chi parla è Gianluca Pessotto che, nell’estate del 1989, quando era stato ceduto in prestito dal Milan al Varese, aveva appena compiuto 19 anni.
Ad aspettarlo per forgiarlo, aiutandolo a diventare un giocatore vero, non c’era solo l’inossidabile Peo Maroso, allenatore caparbio e indomabile, ma anche Gaetano Paolillo, il capitano dei biancorossi che aveva già 32 anni. Ora è diventato il patron del Legnano che proprio domani ospiterà la squadra di Giuliano Melosi.

Paolillo vive a Varese e dribbla, con l’abilità che lo contraddistingueva sul campo ai tempi d’oro, le domande sul derby. Preferisce infatti chiosare subito il ricordo di Pessotto: «Caspita se lo picchiavo. Le prendeva e stava zitto mentre altri, appena li toccavi, sai come si lamentavano? E infatti non sono andati da nessuna parte mentre Gianluca è arrivato in Serie A e in nazionale».
Non ha peli sulla lingua Paolillo, che sa di essere alla vigilia di una partita ricca di fascino e di emozioni: «Io – dice – ho vestito tutte e due le maglie. Sia a Legnano che a Varese ho avuto Maroso e con lui ho vinto due campionati. Posso dire che con il grande Peo ho fatto un’accoppiata vincente. Lo ricordo con affetto».
I momenti della carriera erano però differenti: «A Varese ero il riferimento e il capitano. È qui che ho scelto di vivere dopo aver smesso di giocare ed è qui che è nato mio figlio Dario (l’11 gennaio del 1990, ndr) ed è cresciuta mia figlia Vanessa (ora presidente lilla, ndr). A Legnano frequentavo l’Isef (Paolillo si è laureato in Scienze Motorie nel 1981, ndr) e insegnavo: era una realtà pane e salame a cui sono rimasto affezionato. E ultimamente ho avuto la possibilità di incominciare un progetto per tentare di riportare in alto la squadra lilla. Gli affetti restano e nessuno li tocca o porta via».
Domani chi vincerà? «E che ne so? – ribatte – Sicuramente verrà tanta gente allo stadio e spero che la partita sia prima di tutto una festa perché noi dobbiamo avvicinare i ragazzi al pallone e non allontanarli. Il Varese è forte ma anche il Legnano saprà farsi rispettare».

C’è un’immagine che è indelebile nella memoria di chi ha potuto ammirare Paolillo durante un incontro di Coppa Italia di Serie C in notturna, giocato alla fine degli anni Ottanta al Franco Ossola guarda caso tra il Varese e il Legnano.
Il talentoso giocatore, nato a Barletta l’8 aprile del 1957, vestiva la maglia biancorossa e nei minuti finali della partita si era messo accanto alla linea laterale per difendere il pallone e farlo rimbalzare più volte sull’avversario, guadagnandosi innumerevoli rimesse: «Non farmi portar via la palla era la mia specialità».
Paolillo c’è sempre piaciuto per la sua schiettezza e la sua totale mancanza di ipocrisia: «Volete sapere un aneddoto del campionato di C2 vinto nel 1990? Allora vi parlo dell’ultima partita, quella in casa dell’Orceana: sul 3-0 nessuno ci portava via più la C1 e Maroso, a una manciata di minuti dal novantesimo, mi avrebbe voluto sostituire per concedermi la passerella davanti ai tifosi. Gli dissi: “Mister, lasciami godere gli ultimi cinque minuti nel Varese”. Sapevo che me ne sarei andato perché non ero ben visto dalla dirigenza, in quanto giocatore di carattere, pronto a difendere sempre e comunque i compagni».
Domani, Paolillo affronterà il Varese da avversario: «A Legnano abbiamo grandi progetti e stiamo finendo di ristrutturare la sede, che sarà dedicata a Gigi Riva: sogniamo di averlo come presidente onorario perché lui è partito proprio davanti al pubblico del vecchio stadio di via Pisacane, in cui aveva conosciuto l’emozione del pubblico ad appena 17 anni».

Il derby è ricco di suggestioni anche per un altro varesino del Legnano: Simone Fraietta, conosciutissimo immobiliarista della città ora vicepresidente e direttore generale dei lilla. Per lui è già un’emozione la chiamata del nostro giornale: «Leggo sempre la Provincia e sono molto amico del vostro editore Michele Lo Nero: finalmente vi occupate del Legnano, che domani gioca per la prima volta in casa perché abbiamo dovuto aspettare che il campo si risistemasse dopo il Palio dello scorso mese di giugno.
È dunque un esame anche per noi. In estate sognavamo mille abbonati e li avremmo avuti se fossimo stati ripescati in D. Per il momento sono trecento e non ci possiamo lamentare. Anche noi puntiamo al salto di categoria e in Coppa Italia, mercoledì sera, abbiamo vinto 3-1».
A Varese si è notato che per entrare nella curva dei tifosi lilla basta pagare cinque euro, mentre il settore ospiti costa dieci euro: «Non ci possiamo fare nulla – osserva Fraietta – perché ci è stato imposto di mettere gli ospiti in gradinata, dove il biglietto ha quel prezzo. Abbiamo avuto alcune raccomandazioni precauzionali da parte delle forze dell’ordine, come ad esempio quella di non vendere alcolici allo stadio».

Fraietta è varesino: «Sono legato alla mia città, dove pratico anche attività podistica e spero che il Varese possa tornare a brillare, ma sono il direttore lilla e non possiamo fare sconti a nessuno. L’importante è che la partita sia una festa e aspetto il tutto esaurito. Non mancheranno le autorità di Legnano e abbiamo invitato anche la mitica Teresa dei Legnanesi. Da Varese spero che venga anche l’Attilio». Il riferimento è ovviamente per il sindaco Fontana e dal tono confidenziale usato da Fraietta si capisce molto bene come questo derby sia qualcosa di davvero speciale e insolito.