Pestato e rapinato: uno in carcere Ed è caccia agli altri tre aggressori

Prima svolta nell’assalto a un anziano in via Val di Non: preso un marocchino. Sia l’uomo che la vittima frequentavano centri d’accoglienza. L’indagine prosegue

– Anziano picchiato e rapinato in via Val di Non: preso uno dei quattro aggressori. A fermarlo gli uomini della sezione anti rapina delle squadre mobile e volante della questura di Varese. Un’indagine lampo che non è ancora conclusa: continua infatti la caccia ai tre complici. Il fermato, attualmente detenuto nel carcere dei Miogni, è un indigente che frequentava saltuariamente centri di accoglienza e strutture di assistenza, così come la vittima della violenta

rapina, un settantenne di origine serba. Gli uomini della polizia di Stato sono partiti nelle ricerche proprio da queste strutture, cercando di arrivare agli autori della violenta rapina. «Controlli che avvengono in tutte le strutture dove si opera tra gli ultimi come la nostra – dice , presidente degli Angeli Urbani – controlli ben accetti, perchè noi percepiamo una sensazione di insicurezza collegata all’idea di impunità che chi commette questi reati ha».

E il fatto avvenuto in via Val di Non è stato da incubo. L’anziano è stato aggredito in casa, i malviventi lo hanno picchiato, gli hanno preso tutto il denaro che possedeva (una cifra modesta) e se ne sono andati. L’uomo è corso fuori per chiedere aiuto, ma i suoi aggressori erano ancora lì. Lo hanno buttato oltre un muretto di protezione facendogli fare un volo di cinque metri prima di andarsene. L’anziano è stato trovato soltanto ore dopo, al freddo e con lesioni gravi tra cui un trauma cranico e un trauma vertebrale. I poliziotti hanno raccolto informazioni sino ad inquadrare la situazione. Poi è arrivato un piccolo colpo di fortuna, unito all’intuito investigativo degli agenti. Un giovane marocchino si è presentato in questura per querelare un connazionale che lo avrebbe picchiato e minacciato. Quando i poliziotti lo hanno visto hanno ricucito tutto. Quell’uomo assomigliava a uno degli aggressori descritti dall’anziano rapinato. I poliziotti hanno quindi fatto domande molto mirate, accertando che il marocchino effettivamente frequentava gli stessi ambienti della vittima. E che probabilmente l’anziano era stato notato dal gruppo proprio in quei frangenti e bollato come vittima ideale per intascare qualche euro. Tutto combaciava: gli elementi forniti dal pensionato, con quelli acquisiti nelle strutture di accoglienza, con quelli raccolti dai poliziotti durante il colloquio con il marocchino.

Gli inquirenti hanno quindi rapidamente preparato un album fotografico da mostrare al pensionato picchiato, rapinato e defenestrato, che è ancora ricoverato in ospedale per fortuna non in pericolo di vita. E il settantenne, tra i tanti volti, ha immediatamente identificato quale uno dei suoi aggressori quello del marocchino che in modo tanto spavaldo si era presentato in questura. Del quadro della situazione è stata immediatamente informata il pubblico ministero . E per il marocchino è scattato il fermo per indiziato di reato. Ora l’uomo è in carcere. La polizia sta stringendo il cerchio intorno ai tre complici. «Inutile che ci raccontiamo storie – conclude Piazza – queste persone vivono per la strada e quando sei per strada cerchi di arrangiarti. La nostra politica sull’immigrazione non facilita le cose. Come l’incertezza delle regole. Le forze di polizia dovrebbero avere maggiore autorità e l’applicazione delle normative dovrebbe essere immediata. Regole certe, spiegate a chi arriva con estrema chiarezza. E sottolineo che tutte le associazioni come la nostra sono pronte a collaborare con le forze di polizia in ogni momento».