Se lo sport per disabili è troppo caro Appello di un padre: chi gli risponde?

Una realtà sempre più in espansione, che però lascia alla porta chi non può garantire le coperture economiche

Lo sport per disabili in provincia di Varese è una realtà sempre più in espansione. Capita però che per un disabile fare sport diventi un’impresa. Sia a livello fisico che a livello economico. Noi de La Provincia di Varese lanciamo un sasso, senza tirare indietro la mano. Le famiglie con persone diversamente abili si trovano spesso a dover fronteggiare spese ingenti già solo per la gestione della vita di tutti i giorni. La possibilità per i portatori di handicap di praticare sport deve essere comunque un argomento primario, vitale. Per socializzare, per sentirsi a loro volta parte integrante di una società che erroneamente tende ad emarginarli. Dicevamo, lanciamo un sasso. Abbiamo ricevuto la lamentela accorata di un padre, che di fronte a un conto troppo salato si è rivolto a noi. E ci domandiamo. È mai possibile che una famiglia debba sobbarcarsi cifre altissime, assurde, per permettere al figlio di fare sport?Arriviamo al dunque: 800 euro per una stagione sportiva, nel caso specifico parliamo di nuoto, sono una cifra equa? Soprattutto quando nello stesso ambiente sarebbe possibile svolgere la stessa attività con un carico economico molto inferiore. La risposta suona naturale, semplice. Sarebbe sufficiente cambiare società.Vero, facile. Ma subentrano fattori diversi, come l’attaccamento e la voglia del ragazzo disabile di restare nel gruppo. È difficile sradicarlo da un contesto che apprezza, ricambiato. Ma soprattutto esporre pubblicamente un problema del genere equivarrebbe ad emarginarlo ulteriormente. Non è per niente facile come

sembra, ci spiega questo padre, chiedendo l’anonimato ma tenendo alla causa.Dopo aver lanciato il sasso, lanciamo anche una provocazione. Perché non parlarne, perché non discuterne tutti assieme? Questi ragazzi sono un patrimonio di tutti, e hanno il diritto sacrosanto di accedere all’attività sportiva come qualsiasi altra persona.E l’accesso non significa spendere 800 euro, dovendosi magari poi arrangiare anche per il trasporto settimanale e per le trasferte. Così non va. Parliamone tutti assieme, troviamo un punto di incontro. Certe famiglie non hanno più nemmeno i soldi per piangere, figurarsi per iscrivere il proprio figlio disabile a una pratica sportiva. Le associazioni fanno tanto, molte società sportive pure: alcune, invece, non tendono la mano. Ed è un vero peccato che non tutti siano trattati allo stesso modo, soprattutto quando il problema è noto, è sotto gli occhi di tutti, ormai da tempo.Roberto Bof è da anni il punto di riferimento dello sport per disabili in provincia. Lui e la sua Sestero si battono costantemente per questo mondo di ragazzi fantastici, ma anche a Roberto questo andazzo suona incredibile: «È una situazione che conosciamo da anni, anche se paradossalmente sembra impossibile, o quantomeno difficile, trovare rimedio. E da molto tempo cerchiamo di instaurare un dialogo tra associazioni e società sportive. La situazione è talmente chiara da vedere, che non si spiega perché sia così, e soprattutto perché continui ad essere così».Noi lanciamo il sasso e tendiamo a nostra volta la mano. Chi ci sta?