Onestamente, chi conosce l’esistenza di un Monte San Francesco a Varese? Nessuno, o quasi.
Ma un libro nato sui sentieri che portano fino al dirimpettaio fratello minore del più famoso Sacro Monte, può aiutare i varesini a riscoprire un angolo verde, denso di fascino, della nostra città. Il romanzo, pubblicato da Macchione, si intitola «Lo strano caso del dottor Regazzoni» e in copertina ha con un disegno della Torre di Velate. Le illustrazioni sono di Tiziano Riverso e l’autore è, di origini toscane ma varesino di adozione. Per anni, con la sua bicicletta, ha percorso strade e sentieri tra Avigno (dove abita) e il Campo dei Fiori: «Pensavo di conoscere davvero bene questa zona, fino a che un giorno mi sono imbattuto nella storia del Monte San Francesco», racconta.
La storia si svolge ai giorni nostri, ed ha per protagonista il giornalista Claudio Regazzoni alle prese con antiche morti sospette: quella del padre di Mozart, che pare sia stato sepolto vivo, e quella di decine di frati Francescani del monastero di Monte San Francesco, sopra Velate. I riferimenti alla vita reale non mancano. Lo stesso Ganugi è un giornalista pubblicista, e si è imbattuto nella storia di questo misterioso monastero quasi per caso: «Ero a un concerto con musiche di Mozart e sentii un prete, don Rinaldo da Aosta (presente nel romanzo), raccontare di questi frati bruciati vivi nel loro convento sul Monte San Francesco». Una storia che ha scosso la sua curiosità e lo ha spinto a cercare notizie in archivio (da cui un saggio pubblicato sempre da Macchione qualche anno fa), e tracce nei boschi.
«Il saggio mi ha permesso solo in parte di restituire il fascino di questa storia, che invece prende corpo nel romanzo, intrecciandosi ad altre vicende passate e contemporanee», spiega Ganugi che non ha solo scritto, ma ha cercato e fotografato i resti di una costruzione che potrebbe forse essere l’antico monastero francescano: «Spero che ci saranno degli scavi da parte della Soprintendenza che per un periodo ha transennato l’area», racconta. «Per arrivarci si parte da Velate –
prosegue – basta imboccare la strada che sale dietro la piazza e, poco dopo il lavatoio, si trova il sentiero che porta al Monte San Francesco». Secondo le ricostruzioni di Ganugi, i primi insediamenti in zona risalgono al 400, quando le invasioni barbariche spingono i confini dell’impero romano in crisi da queste parti. «Nascono così una serie di torri di avvistamento, difensive, una delle quali è al convento delle Romite del Sacro Monte, l’altra doveva essere sul monte San Francesco – spiega Ganugi – Di più. Fino a quando non sono state costruite le cappelle del Sacro Monte, io sentiero che porta il Monte San Francesco doveva essere l’unica strada per raggiungere il convento delle Romite». E poi? E poi arrivano riforma e controriforma, e San Carlo Borromeo decise di chiudere il monastero dei Francescani: «Cose che all’epoca potevano avvenire in maniera violenta – dice Ganugi – forse il rogo ci fu davvero».
Per saperne di più sul Monte San Francesco e sulla morte de padre di Mozart, bisogna leggere il libro o partecipare a una delle presentazioni con l’autore. Dopo quella ai giardini letterari di Villa Toeplitz, l’altra sera, la prossima sarà domani (martedì 19), alle 21 a Villa Braghenti di Malnate.