Il primo amore di Sean. La neve di Franco

Il commento del direttore Andrea Confalonieri: «Se c’è da premiare qualcuno sopra i giocatori e l’allenatore, questo qualcuno è Franco Vanoni. E Olgher Pinton»

Prima di queste 15 partite avremmo pagato per essere qui a scrivere queste cose. Il Varese è di Varese, non solo fuori ma anche in campo: dopo i mercenari sono tornati i varesini. I Gazo («Sono sceso dalla Lega Pro all’Eccellenza perché so che soltanto qui andrò in serie B»), i Lercara, gli Zazzi, i Bordin, gli Azzolin, i Luoni, i Gheller, i Giovio. E anche tutti gli altri potrebbero dormire con la maglia biancorossa, dall’ultimo arrivato Piraccini («Avrei firmato in bianco per il Varese») a Viscomi (parola di Sannino: «Quel centrale sarebbe servito anche l’anno scorso in B»), da Capelloni (il Borja Valero) a Marrazzo (siamo qui per i suoi 15 gol e quello di Legnano, se andiamo su, sarà il gol-promozione).Dopo queste 15 partite ci meritavamo il ritorno di Beppe Sannino e anche del preparatore Giorgio Panzarasa, che fecero correre il Varese fin quasi alla serie A. Potranno anche non avere più una squadra ma avranno sempre noi. Ed è quello che conta di più. Mancava solo Luca Sogliano, ma in realtà c’è sempre stato, e sicuramente ci sarà. Il suo regalo di Natale per questa squadra e questa gente è tutto in un messaggio della vigilia dopo i nostri inviti sul giornale a tornare allo stadio. Ti abbiamo messo pressione, Lu? «Macché pressioni, non scherzate. Forse ho solo un po’ di paura della mia reazione. Come quando devi rivedere il tuo primo amore e temi di rimanerci male… sapete che non sono una persona normale. Per non pensarci mi butto di nuovo a seguire una partita in Francia. Comunque state tranquilli: il primo amore non

si scorda mai. Quindi allo stadio tornerò ma, come sempre, a modo mio». Queste parole, per chi ama il Varese, sono il dono più bello: perché vengono da dentro, e confermano ai tifosi che vanno in duemila a ogni partita, alla società e alla città che questa è la strada giusta.L’allenatore Giuliano Melosi si è preso i primi cori dalla tribuna, mai tenera, dopo la gara meglio giocata. Cori meritati perché ha avuto il coraggio di volerci mettere qualcosa di più e di suo (il 4-3-1-2) oltre alla tempra, mai mancata. Il Varese, che già vinceva, ha anche divertito. Se c’è da premiare qualcuno sopra i giocatori e l’allenatore, questo qualcuno è Olgher Pinton. Che in tarda mattinata aveva pronosticato il gol del quarantenne Mavillo Gheller, il più simbolico perché è quello della rinascita che ci fa tornare bambini, e gli ha urlato sporgendosi dalla balaustra della tribuna: “Gheller, ti amo”. È l’amore rinato della gente per il Varese. Se invece c’è da ricordare un nome, uno solo, che non sia quello di un semplice tifoso o giocatore o dirigente, noi facciamo quello di Franco Vanoni che a fine partita, dopo aver avuto la certezza che non prenderà un euro dalla fallimentare gestione Laurenza, indicando i distinti ci ha detto: «Là sotto ci sono i teloni pronti per il campo. Io di questi inverni che iniziano caldi non mi fido. Anche nell’85 era partita così e poi venne giù la nevicata del secolo». Il 17 gennaio arriva il Verbano, e se arrivasse anche la neve il buon Vanoni sarà sempre al suo posto. Perché lui è il Varese.