Il vincitore è Zanzi, insieme a Crugnola

L’editoriale del direttore Andrea Confalonieri dopo i risultati delle primarie del centrosinistra di Varese

Avevamo promesso di non essere conformisti e di schierarci senza paura e, un attimo dopo la chiusura delle urne che hanno incoronato Davide Galimberti a candidato sindaco del centrosinistra, siamo qui per mantenere la promessa. Partiamo dal fondo, perché in realtà è l’inizio di tutto: Valerio Crugnola è in coma farmacologico al Fatebenefratelli di Milano per un attacco di cuore che l’ha colpito dopo avere posto nell’urna la scheda dove c’era scritto il nome dell’amico e compagno di battaglia del comitato Varese 2.0 Daniele Zanzi, vincitore ideale di queste primarie perché senza apparati né partito né mezzi che non fossero le idee coltivate da una vita ha ottenuto il 21,38% dei consensi (574 preferenze). «Vi potrei dire per ore delle nostre battaglie, accampati davanti al Cairoli ai tempi dell’occupazione del liceo classico» dice Zanzi, accampato – stavolta – fuori dal reparto di rianimazione dell’ospedale milanese. E aggiunge: «Metaforicamente parlando, ce le siamo date di santa ragione. Poi ci siamo persi di vista, presi entrambi dalle nostre attività lavorative, fino a quando, dopo quarant’anni, ci siamo incontrati davanti a degli alberi che tutti e due volevamo difendere a spada tratta. Domenica mi ha telefonato intorno alle sei per chiedermi l’affluenza alle primarie. Io l’ho richiamato dopo le nove e mezza per comunicargli i risultati ma li sapeva già e mi ha raccomandato di non mollare». In quell’essersele date di santa ragione prima di ritrovarsi c’è la forza di un rapporto duro e puro tra Zanzi e Crugnola (non puoi lasciare Daniele proprio ora che ha iniziato a “scaldarsi”, Valerio) che forse avrebbe permesso a Daniele Marantelli di non uscire sconfitto dalle primarie. L’avere accettato troppo “democraticamente” che interi quartieri come Bizzozero e le Bustecche – dove il voto popolare avrebbe potuto premiare più degli altri il deputato Pd, visto come un uomo che viene dal basso – non avessero un seggio dove poter votare senza muoversi per chilometri e chilometri (ma non si chiama partito democratico?) per raggiungere la scalinata stretta del circolino di Giubiano, quasi invisibile e senza parcheggi, è stato fatale per Marantelli. Contro la “novità”

e la contraddizione vincente di Galimberti, che ha parlato sobriamente con moderazione quasi papale (“Non abbiate paura della bontà e neanche della tenerezza”) da varesino qualunque e non da imparato – quasi apartitico: avessero fatto le primarie del centrodestra, sarebbe arrivato primo pure lì – Marantelli avrebbe dovuto fare semplicemente il Marantelli, senza trattenersi magari per dovere di partito. Avrebbe cioè dovuto picchiare duro persino sulla sede varesina del Pd se pensava che qualcuno dall’interno lo avversasse o gli ponesse paletti per ridurlo sullo stesso piano degli altri. Anche se politicamente non lo è, né doveva esserlo: se giochi da numero 10 nel Milan, non puoi diventare terzino nel Carpi, con tutto il rispetto del Carpi, ma devi restare un “10”, comandare la partita, e infilare la palla all’angolino appena vedi lo spiraglio. Adeguandoti al gioco degli altri (non era meglio una lista civica, facendo saltare il tavolo di chi nel partito della sua città non lo voleva?), perdi la tua unicità. Ma non la tua storia, la vecchia classe e la stima conquistata in quarant’anni: quelle restano intatte. Fuori dai denti: più che i ministri, che in un governo guidato da Renzi a volte danno l’impressione di contare come il due di picche, avrebbe dovuto intervenire direttamente l’amico e capo indiscusso, così Marantelli a questo punto sarebbe candidato sindaco. Invece lo è Galimberti, e se lo merita per avere compiuto un mezzo capolavoro (all’inizio ci avrebbe scommesso solo lui), anche se i 2.705 votanti – se davvero queste primarie dovevano essere speciali come sbandierato – sono pochini: non basta essere più o meno all’altezza dei numeri del passato per spacciarle come un successo (il successo è il clima di correttezza, stile e novità che, almeno davanti alle quinte, abbiamo respirato). Per diventare sindaco di Varese, serve ben altro. Lo sa anche Galimberti. E lo sa Valerio Crugnola, l’unico che potrebbe dire al neo candidato del centrosinistra: «Non provare a non chiedere a Zanzi di fare l’assessore all’ambiente. Altrimenti a cosa sono servite queste primarie?». Ma glielo deve dire di persona, quando tornerà a casa.