Una tempesta in un bicchier d’acqua. La prima? Purtroppo no. L’ennesima? Sissignori. L’ultima? Sappiamo tutti che non sarà così. Perché ormai è chiaro anche ai sassi: l’Italia del basket si è divisa in due. Da una parte ci sono quelli che “qualunque cosa faccia Pozzecco è un grande”, dall’altra i teorici del “qualunque cosa faccia Pozzecco è un pagliaccio”. E andiamo al dunque, perché a noi quel che è successo nella sala stampa di Brindisi mica ci va giù. C’era Ugo Ducarello seduto davanti ai microfoni e il sorriso raggiante di chi probabilmente aveva vissuto il momento più bello della sua vita sportiva. Era il suo momento, e tale doveva rimanere.Gli applausi sguaiati della claque varesina sono stati eccessivi? Ma sì, ne avremmo anche potuto fare a meno: però ogni cosa va contestualizzata. Perché la vittoria di Brindisi è arrivata quando nessuno (neanche noi, neanche noi) se l’aspettava, dopo giorni fatti di pressioni pazzesche. E ci sta, ci sta: perché ognuno caccia via la tensione a modo suo. E, sia chiaro: l’incursione del gruppetto biancorosso in sala stampa non aveva nulla di irrispettoso (si capisce chiaramente dal video e anche dalla foto): né nei confronti di Brindisi, né tantomeno nei confronti di Simmons. Che si era fatto male, ma diavolo, non era mica in fin di vita.Fossimo stati noi al posto dei colleghi brindisini? Conoscendo il nostro modo passionale di vivere le
cose, probabilmente avremo provato un po’ di fastidio. Lo ammettiamo. Ma ce lo saremmo tenuti per noi. In 31 anni di palazzetto – prima in gradinata, poi in curva, poi nei distinti e infine in tribuna stampa – ne abbiamo viste tante. Gioie e vittorie, ma soprattutto delusioni cocenti e sconfitte all’ultimo secondo: condite dai festeggiamenti dell’avversario di turno. Sacrosanti, anche se fastidiosi perché mossi da un po’ di sana invidia.Perché ci si dimentica che Varese ha perso due scudetti (uno più che probabile, l’altro praticamente certo) per due colpi di sfiga enormi: il crack del ginocchio di Sacchetti nel 1990 e lo strap del polpaccio di Dunston nel 2013. I pesaresi prima e i senesi dopo fecero festa eccome: sugli spalti, negli spogliatoi e pure in sala stampa. E nessuno da queste parti se n’è mai con frasi del tipo “Siete la vergogna dello sport”, “Diamo un esempio di superiorità”. E nessuno si è mai permesso di cacciare via un allenatore da una conferenza stampa. E, no: non siamo di parte. Perché qui di tutto ci si può accusare fuorché di essere aziendalisti e teneri con squadra e società.Ma basta, davvero. Quello era il momento di Ducarello, e quel momento gli è stato tolto. Noi glielo vogliamo restituire, qui e ora. Senza urla sguaiate e applausi perché non è nel nostro stile, ma con una semplice frase. Ugo: l’hai vinta tu.