In questi giorni di freddo e gelo si è parlato molto dell’emergenza umanitaria e della necessità di aiutare chi vive in strada. Un grossa mano, in questo senso, la sta dando la Onlus Angeli Urbani, fondata a Varese nel 2007 da Walter Piazza. Per capire come operino, nel concreto, questi volontari sono andata a trovarli nella loro sede, a due passi dalla Stazione delle Ferrovie dello Stato di Varese.
Varcando la soglia, la prima persona che incontro è proprio il signor Piazza. Insieme a lui ci sono alcuni volontari, ma è ancora presto per trovare i senzatetto. «Qui le porte si aprono alle 19 – mi spiegano – Gli ospiti arrivano la sera, ceniamo e poi guardiamo la tv, alle 23 tutti a letto. La mattina ci salutiamo alle 9, dopo aver pulito e riordinato». La sede degli Angeli Urbani è innanzitutto un punto di emergenza,
uno spazio dove vengono ospitate 14 persone alla volta, fino a 7 mesi. Si tratta di persone bisognose che hanno dato prova di cercare un riscatto. «Chiaramente non possiamo accogliere tutti, gli spazi sono quelli che sono, e soprattutto, per garantire la pacifica convivenza e la sicurezza di ospiti e volontari, dobbiamo sapere che chi dormirà da noi rispetterà le regole». A prendersi cura di questa struttura, «24 ore su 24» puntualizza il fondatore, sono quattro volontari. Tra di loro c’è il signor Nando, veterano e il più anziano del gruppo, un basco rosso in testa a dargli un’aria alquanto sbarazzina. «Ho cominciato a dare una mano tanti anni fa, al fianco del signor Piazza. All’epoca ero disoccupato. All’interno dell’associazione mi occupo un po’ di tutto, ma in particolare il mio compito è quello di appuntare ogni cosa: il numero di pasti, di indumenti e beni di prima necessità che distribuiamo, quanti interventi sul campo facciamo… cose così». Nando mi mostra i suoi registri e la cura con cui sono redatti racconta della sua passione.
I volontari sono una ventina. Tra loro c’è Filippo (nome di fantasia), una vita spesa fra la Thailandia e il volontariato con gli Angeli Urbani, e Giuseppe, investito qualche giorno fa e ancora in ospedale. «Gli facciamo i nostri auguri per una pronta guarigione – interviene Piazza – Giuseppe era il nostro chef». Filippo lo va a trovare tutti i giorni. «Ne avrà ancora per 3 settimane, poi ci sarà la riabilitazione».
Chiedo com’è la situazione in strada. «In questi giorni la fila di persone che viene per dell’abbigliamento pesante è più lunga del solito – racconta Salvatore, Angelo Urbano – Distribuiamo il vestiario tutti i sabati pomeriggio e ultimamente sono serviti i rinforzi. Ad oggi abbiamo donato 400 coperte, anche a chi ha bussato nel cuore della notte».
Gli italiani costituiscono la maggioranza delle persone assistite, perché «con la crisi chiunque può ritrovarsi per strada da un momento all’altro», ma le liste di Nando parlano di un’emergenza umanitaria che non conosce confini: Europa dell’Est, Africa, estremo oriente, Sud e Centro America… un mappamondo.
«Stiamo vedendo sempre più profughi – aggiunge Filippo – Riconoscerli è facile: arrivano con ancora indosso delle magliette, con questo freddo… Sono lasciati completamente allo sbando, a volte famiglie intere, con bambini anche molto piccoli».
Gli Angeli Urbani dispensano ogni giorno almeno un pasto e conoscono bene tutte le persone che aiutano. «Devo anche dire che per le strade ci siamo praticamente solo noi a prestare assistenza», puntualizza Piazza.
Un altro modo che gli Angeli Urbani hanno creato per aiutare è il mercatino dell’usato i cui ricavi, tutte offerte, contribuiscono a mantenere il dormitorio. A tenere aperto e gestire questo spazio è Salvatore, operaio alla Alenia Aermacchi. «Vengo qui appena stacco dal lavoro». La clientela è varia; abitué, persone della media e alta borghesia, studentesse, operai, disoccupati… «Alcune ragazze disabili vengono accompagnate qui da un volontario di Luino con regolarità – racconta – e ogni volta è una festa. Sono orgoglioso del mercatino e di quello che abbiamo creato qui». Il mio pomeriggio tra gli Angeli Urbani si conclude così. Con una stretta di mano e la consapevolezza che la solidarietà e il volontariato possono render il mondo un posto migliore.