“Claun” in corsia: si può curare facendo divertire

La Onlus “I colori del sorriso” è nata nel 2003,115 volontari in diverse strutture del territorio

, 47 anni, è la presidentessa de “I colori del Sorriso Onlus” (www.icoloridelsorriso.it), che a dicembre spegne le prime dieci candeline.
Il primo corso di clownterapia in provincia di Varese risale al 23 novembre 2003: dopo un anno esatto si costituisce l’associazione, che burocraticamente nasce un mese dopo. L’idea è della stessa Giovanna, che in corsia diventa Claun GiogiGiogi: assistendo il nipotino in ospedale, conosce il famoso Clown Margherito e, in seguito, l’esperienza della clownterapia inglese.

«Nel gennaio del 2003 iniziavo il percorso che mi avrebbe portato al volontariato come “claun”. Ci tengo a rimarcare la differenza con il “clown” dei circhi, perché il “claun” scritto come si legge, all’italiana, è il volontario che utilizza la comicoterapia o terapia del sorriso in varie situazioni di disagio. Scriverlo come si pronuncia in italiano non solo ne caratterizza il ruolo, ma rimarca anche che la terapia del sorriso nasce in Italia: i primi ospedali che chiamano i pagliacci del circo a sostegno dell’umore dei degenti sono proprio quelli italiani. L’ America di Patch Adams eredita quindi una storica pratica nostrana».
“I colori del sorriso” sono federati con Vip, Viviamo in Positivo Italia Onlus, un’associazione che comprende 55 realtà cittadine ed altrettante clownterapie, dal Nord al Sud della penisola isole comprese.

«Lavoriamo sugli ospedali ma anche per i diversamente abili, per le case di riposo, per le carceri, per le missioni all’estero, appoggiandoci in questo caso ad enti cattolici. Siamo 115 volontari su tutto il territorio provinciale e collaboriamo con diverse strutture: le Pediatrie degli ospedali Del Ponte di Varese, Busto Arsizio, Cittiglio, Saronno, Tradate; il reparto Dialisi di Tradate; il reparto Caravatti II (stati vegetativi) del Molina; le Rsa 3 SG di Gallarate, Fondazione Comi di Luino, la Sacra Famiglia di Cocquio Trevisago, la Fondazione Piatti di Sesto Calende e la casa di reclusione di Bollate».Essendo tutti volontari, chi più chi meno occupati durante la settimana, i claun si presentano il sabato per tre ore nelle pediatrie e la domenica nelle altre strutture. «C’è una formazione specifica da seguire per diventare claun

nelle diverse specializzazioni: gli approcci ai vari problemi sono vari e così i corsi mirati ad acquisire le varie competenze. I nostri docenti esterni vengono mandati da Vip Italia e in un clima di grande fratellanza li ospitiamo per tutta la durata della formazione».I claun hanno una divisa molto particolare. «Quando siamo in corsia indossiamo abiti colorati che troviamo nei mercatini e una divisa rappresentata da un camice disegnato da noi, con le maniche a strisce colorate, con la scritta “claun” sulla schiena. Dopodiché ci mettiamo il classico naso rosso, qualcuno si trucca leggermente, giusto per dare un po’ di colore ma non vistosamente da clown, e sceglie a volte anche un cappellino. E abbiamo delle regole di igiene da rispettare: tutto quello che indossiamo va disinfettato prima e dopo».

Far sorridere un malato o una persona in difficoltà è difficile, ma il sorriso è un toccasana per l’umore e per il fisico.
«Noi bussiamo e chiediamo l’autorizzazione per entrare in camera: a volte nelle pediatrie sono i genitori o i bambini stessi a chiamarci. Io parto dal presupposto che egoisticamente qualsiasi volontario aiuta il prossimo per aiutare se stesso: sai di aver lasciato qualcosa, ma il più delle volte sono i “terapizzati” ad arricchirci, consentendo al bambino che è in noi di riemergere e di rendersi utile attraverso un sorriso».