«Così non si va più avanti. Servono soldi? Ditemelo, ma voglio vedere i conti»

Rosario Rasizza, ad di Openjobmetis, non ha peli sulla lingua: «Tenevo molto alla sfida con Venezia: la pazienza adesso è finita. Perché cambiare sempre formazione? Volete idee? Coinvolgetemi»

Rosario Rasizza, amministratore delegato di Openjobmetis, da quando è diventato sponsor della Pallacanestro Varese ha sempre scelto un basso profilo. Parla volentieri della sua azienda, viene spesso intervistato sulle questioni riguardanti il mercato del lavoro, ma sull’argomento basket sviscerare il suo pensiero è difficile (parola di giornalista che non si sottrae dal cimento).
Due, massimo tre interviste all’anno. Però mai banali, mai fini a se stesse. Quella di oggi non fa eccezione, anche perché preceduta da un tweet che Rasizza ha consegnato al web nella serata di domenica, dopo la pesante sconfitta biancorossa (84-58) in Laguna: «Ci tenevo molto a questa partita. Credo che Varese meriti qualcosa di diverso. Pensiamoci tutti».

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Venezia è sponsorizzata Umana, una diretta concorrente della nostra azienda: per me era come un derby. Tanto che, scherzosamente, nel pomeriggio avevo mandato un messaggio via Twitter al presidente (e patron della Reyer, nonché sindaco di Venezia ndr) Luigi Brugnaro, amico e collega di tante battaglie. C’era scritto: «Luigi, sei pronto a onorare l’Openjobmetis, la prima agenzia del lavoro in Italia?». La risposta è arrivata in tarda serata ed era quella che purtroppo temevo dopo aver assistito al match: «Te ne sono bastati 26 di onori?».

No, è che così non si può più andare avanti. Io non so di chi sia la colpa della stagione che stiamo vivendo: so solo che la pazienza è arrivata alla fine.

Che è l’ultima cosa di cui io posso parlare. Non ho risposte in merito, proprio perché non sono un tecnico. Parlo da tifoso, mi faccio le domande che si fanno un po’ tutti i tifosi normali. Per esempio: perché in ogni gara viene schierata una formazione diversa? Perché si sono presi giocatori sui quali è stato impossibile porre una fiducia in modo continuativo? Vedo un’assoluta mancanza di coerenza in questa squadra: si continuano a mischiare le carte senza senso con stranieri che vanno e stranieri che restano anche se non dovrebbero restare. Perseverare nel cambiare è la strada giusta? E ancora devo capire se fosse proprio necessario azzerare tutto la scorsa primavera.

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La Pallacanestro Varese è un’ azienda: anzi, per budget è una vera impresa media italiana. A differenza degli aspetti di campo, su questo argomento sento di poter dire la mia. E allora faccio presente che in qualsiasi azienda, quando le cose vanno male, gli azionisti chiedono spiegazioni ai propri manager. Sono sicuro che presto succederà anche qui, con tutti i dirigenti.

Al settantesimo anniversario della società ho visto troppa serenità, giocatori compresi. Detto molto francamente e a costo di essere duro: in una situazione così complicata, a me del settantesimo interessava poco. E penso anche a tanti supporter. Quando sul parquet si vedono certi spettacoli bisognerebbe smettere di pagare i compensi per molto tempo.

È vero. E allora che si dica cosa serve per far tornare in alto Varese: vedrete che tutta Varese si impegnerà in tal senso. Servono soldi? Bene, ma ci vuole anche la responsabilità di gestirli, ci vuole qualcuno che sappia esattamente come agire.

I miei contatti principali sono stati solo con la vicepresidente Monica Salvestrin. Ci può stare, per amor del cielo. Ma ci tengo a dire che – come sponsor e come tifoso – io ora sono molto deluso.

Openjobmetis, fra qualche giorno, chiederà la pre-chiusura del bilancio 2015: stavolta vogliamo vederle le carte. Anche perché noi decidiamo ora quanti soldi metteremo nel 2016.

Ripeto: ne servono altri? Mi si chieda cosa c’è bisogno, mi si metta a conoscenza di ciò che è necessario. Ma devo essere coinvolto, altrimenti rimango qui a fare solo i miei versamenti e vi assicuro che sono puntuali. Nessuno mi ha mai chiesto nulla, invece. Se la società lanciasse il proprio grido d’allarme, se si convocasse una riunione d’emergenza, vedrete che qualche imprenditore – proprio come me – risponderebbe presente. Al patto di avere in cambio molta visibilità, cosa possibile solo se un’azienda viene gestita da professionisti veri. Altrimenti tanto vale.

Hanno sistemato l’area hospitality del palazzetto. Sotto altri punti di vista non ho visto grandi cambiamenti. Intendo in generale: questa società vuole uscire dalla crisi?

Lo so. In tanti mi scrivono dicendomi di fare qualcosa. Ma io non ho esperienza per gestire una squadra di basket. Ho solo la possibilità di mettermi a disposizione se qualcuno vuole coinvolgermi.

A me non piace sparare a zero. Mai. Ma quando sono deluso, sono deluso. E adesso sono molto deluso: ora è arrivato per lo meno il momento delle spiegazioni. E Buon Natale a tutti quanti.