Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso con aggiunta decisiva e sacrilega: il rossonero Ricky Sogliano. Alla porta di una stanza del Niguarda ogni giorno da un mese bussa la storia. La storia del calcio, e quella di Spartaco Landini. Ma lui è e resta il direttore sportivo del Varese. Infatti, appena gli squilla il telefono, non ci racconta dei compagni della Grande Inter (o di suo “fratello” Ricky e di suo “figlio” Sean) che vanno a trovarlo
e che vengono redarguiti sulla soglia «se volete entrare, in questa stanza si parla solo di calcio», ma snocciola la sua squadra: Bastianoni, Fiamozzi, Rea, Luoni… (dopo aver perso la solita partitella del lunedì, Silvio Papini è stato chiamato da Spartaco e si è sentito dire: «Il tuo sinistro divino non basta se non ci sono io a fare legna». Lo stesso legno buono che manca alla prima squadra: 2 punti in 3 partite senza il direttore; 8 in 5 con lui).
«Allora, ditemi un po’ come va il mio Varese» dice fingendo di non saper nulla, invece vede tutte le partite e sente ogni giorno Stefano Bettinelli.
Lunedì andiamo a Latina da penultimi a giocare contro l’ultima in classifica: dentro o fuori. «Ma no – fa lui – il Varese non deve pensare di essere penultimo, né che loro sono ultimi. Il Varese pensi a fare il Varese, e a giocare da Varese: non perderà».
Dopo 1 punto su 6 in due partite casalinghe, qualcuno pensa che sia un’ultima spiaggia. «Oh oh oh, ma le ultime spiagge sono un’altra cosa. Se rivediamo le gare con il Vicenza e l’Entella, dovevamo conquistare 4 punti che non sono arrivati solo per un po’ di sfortuna. Magari a Latina riprendiamo quello che manca per arrivare a 4…».
Bettinelli come lo vede? «Perché mi fate questa domanda? Bettinelli sta benissimo. Non gli manca nulla, solo un po’ di buona sorte. Quando parlo con lui tocco con mano lo spirito dello spogliatoio. Quello conta in un allenatore».
E conta anche un’altra cosa in questo momento della vita: può dirlo ai suoi giocatori e alla sua squadra, Landini?
«Conta non mollare. Puoi vivere un momento brutto, ma è solo in quel momento che scopri quanto sei forte, e fortunato, a fare il tuo lavoro e ad avere vicino certe persone. Come quelle del Varese».
Facciamo un patto? «Sentiamo». Se i giocatori e l’allenatore le promettono di restare fuori dalla zona della retrocessione diretta (ultimi tre posti) fino al suo ritorno, lei in cambio cosa assicura? «Che la volata finale la facciamo assieme. Voi rimanete lì, non mollate mai e tenete fuori la testa dal fango, poi ci resta solo un altro grande sforzo. Ci sono amalgama, spirito,
attaccamento, forza e identità: difendete quello che avete e non lamentatevi di ciò che manca, perché quello che serve per arriv are al traguardo il Varese già lo ha. Lo standard di questa squadra non sono le ultime due partite, ma le tante buone prove che aveva messo in mostra prima. Questo organico è da salvezza. E può fare la sua partita con chiunque».
A questo punto la comunicazione si fa difficile, le parole di Landini sembrano lontane e spezzate perché, come ci racconta sua moglie Giovanna, là dentro la linea del cellulare va e viene: troppo spessi quei muri del Niguarda che devono proteggerti e difenderti anche da un banale raffreddore, ma dopo cinque minuti senza capire bene, quando tutto torna chiaro, Spartaco è ancora lì a parlare del Varese. E di Bettinelli («Se ti giri in panchina o in allenamento, io ci sono»), di Bastianoni e Capezzi («Ci sta avere un piccolo rigetto dopo grandi prove»), di Neto («Non capisco cosa ci faccia un giocatore così in serie B»), di Corti e Zecchin («Quando serve ti prendono per mano»), della maglietta indossata contro il Vicenza – “Spartaco vinci per noi”, ma ora è lui che si aspetta una vittoria da voi -, prima che alla porta bussi Bedin. «Si parla di calcio, eh». Certo che si parla di calcio, direttore.
L’avrete già capito, allenatore e giocatori del Varese: qui c’è un uomo che chiuso in una stanza vive per voi, e per il momento in cui tornerà al campo. Potete fare solo una cosa: vincere a Latina e poi andare da lui, con la migliore delle cure.