Su Facebook i play del passato si affrontano a colpi di “like”

Grazie alla pagina di “C’era una volta la serie A” tutti possono votare ed eleggere il più grande

La prima opzione è Giammarco Pozzecco, genio e sregolatezza uniti nello sfidare l’impossibile. Siete dei tradizionalisti? Bene, allora andate con l’ordine e la disciplina di Davide “Pando” Bonora, ragioniere del parquet dotato di computer nel cervello e sagacia nelle mani. Preferite un leader vero? Ecco Nando Gentile, talento e “cazzima” tradotti in decenni di scudetti. E la classe di Brunamonti, dove la mettiamo? E la faccia tosta di Coldebella? Tanti quesiti per una domanda portante: chi è stato il miglior playmaker italiano degli anni ’80 e ’90? Per esprimere il proprio parere basta connettersi a Facebook e – tra tanti, inutili e sprecati “mi piace” – iniziare a seguire una pagina che merita davvero: C’era una volta la serie A. Da tempo, infatti, nel mare magnum del social network più frequentato c’è un gruppo che sta facendo incetta di appassionati cestistici, distillando con moto perpetuo gocce di memoria giornaliere capaci di risvegliare il ricordo, di fortificare l’amore verso il gioco più bello del mondo e di creare un’identità che trovi le sue radici in un passato glorioso. C’era una volta la serie A è un mix di campioni indimenticabili con indosso canotte che lo sono altrettanto, è un bollettino di partite storiche rivissute con frammenti di giornale o commenti, è uno sguardo su uno ieri che è molto meno terra straniera rispetto al presente, stravolto da squadre perennemente cangianti, da carneadi che non ispirano fantasia e da ambizioni ridimensionate.Dietro a questa creatura virtuale c’è l’abnegazione di Valerio Intini, comasco ed ex giocatore

che ha calcato i parquet di serie A con la maglia di Cantù, collezionando qualche presenza ai tempi di Pino Sacripanti coach dei brianzoli. La sua opera quotidiana è mirabile e i numeri lo stanno premiando: sono oltre 13 mila le persone che frequentano abitualmente il suo ritrovo della memoria. L’ultima idea è stata appunto quella di lanciare un concorso per eleggere i migliori italiani della pallacanestro di fine secolo scorso, iniziando dai registi. Si è partiti dagli ottavi di finale, con un carnet di nomi “universali” (è il caso di quelli citati, ma anche di Bulleri o Iellini) e di solidi interpreti dell’arte della direzione d’orchestra (Crippa, Busca, Gracis…), ugualmente famosi tra i cultori e scelti in base al gradimento popolare. I quarti di finale hanno visto scontrarsi il Poz e Alessandro Fantozzi, Coldebella e Bonora, Charlie Caglieris e il “Pierlo” Marzorati, Brunamonti e Gentile. Due i semifinalisti già qualificati, la Mosca Atomica e l’eterna bandiera dei cugini di Cantù. Votare è immediato, sognare è un obbligo, ricordare è un piacere. Nel futuro – come ci ha anticipato lo stesso Intini – ci sarà spazio per le guardie, per le ali piccole, per quelle grandi e per i pivot. Nel passato, invece, sempre tramite concorso sono stati celebrati il miglior straniero ad aver giocato in Italia negli anni ’90 e il suo omologo degli anni 2000. I risultati? Il primo contest è stato ad appannaggio dello Zar, al secolo Sasha Danilovic, il secondo ha incoronato “l’anguilla di Bahia Blanca”, Manu Ginobili. Lacrime.