Sono la mamma di un ragazzo con sindrome Down orgogliosa di esserlo per tutto ciò che mi ha fato scoprire. Quando ero in sua attesa non ho voluto indagini prenatali perchè un figlio è da accogliere come un figlio. Il giorno dopo la sua nascita io e mio marito ci siamo rinnovati intenzioni e promesse, verso di noi e l’altro nostro figlio. Naturalmente, conoscendo la sindrome di Down il primo pensiero è stato immaginare la sua crescita, il suo futuro. Un pensiero rimasto il primo del mattino e l’ultimo della sera.Ma durante il giorno vivo il presente, attimo per attimo, tutti i processi della crescita di un figlio. Un percorso lento in cui si apprezza ogni passaggio. Dalla meraviglia del camminare al fare una cosa da solo, dalle prime parole a molto altro ancora. Mio figlio mi ha insegnato ad apprezzare ritmi di vita più lenti che
presa dalla frenesia del quotidiano a volte non contemplavo. Ma soprattutto mi ha insegnato la spontaneità e la bellezza della vita. Lo sguardo ad un cielo stellato come ad un tramonto ricco di pennellate di colore diverso. Mi ha insegnato a fidarmi, osservarlo, ascoltarlo, intervenire nel modo e al momento giusto. Solo restando al suo fianco, affrontando prima il nido, poi la scuola materna, quella elementare, la media, le superiori e tutto ciò che ti offre la vita. E’ stato importante far capire agli altri genitori le sue difficoltà affinché non venisse considerato un problema ma un arricchimento per tutti.Un cammino condiviso con tante persone che ho avuto la fortuna di vivere con ottimi risultati. Certo, la strada dell’inclusione è ancora lunga ma ce la possiamo fare. Ai miei figli auguro di percorrerla da sereni protagonisti e padroni di un bene prezioso come la vita.