Deve sopperire all’assenza di Campani, e quindi si ritrova come unico lungo. É costretto agli straordinari e nei primi due quarti va un po’ in crisi. Poi si riprende negli ultimi venti minuti, mostra i denti ed i muscoli e porta a casa una doppia doppia, dieci punti e dieci rimbalzi, di tutto rispetto e di grandissima importanza.
Partita con pochi spunti per Maalik, che resta imbrigliato nella tensione della partita e non riesce a liberare il talento. Quando a portare palla sono gli altri, Wright e Cavaliero, lui fatica ad entrare in partita. Poche giocate da segnalare sul taccuino, 0/4 da tre però una buona abnegazione difensiva soprattutto nei primi minuti.
Torna a farsi vedere sul parquet dopo qualche partita in panchina, ma ci resta per poco e senza risultati eclatanti, solo per dare un po’ di respiro ai compagni.
Il palazzetto si scalda in maniera proporzionale alla sua mano. Nel secondo periodo ha dei momenti di assoluta onnipotenza, segna da ogni parte ed in ogni modo. Si prende a tratti la squadra sulle spalle, nel finale riprende a centrare il bersaglio grosso e chiude la sua partita con 22 punti. Da quando è tornato a Torino la squadra ha cambiato verso, non può più essere un caso.
Capisce quando è il momento di pigiare sul piede dell’acceleratore, specialmente nel quarto periodo, e mette in crisi la difesa brindisina. Cinque buoni assist, una apprezzabile presenza a rimbalzo e tanta leadership, che spesso era mancata in questa stagione. Magari gli entrasse anche qualche tripla.
In difesa e nelle fasi più concitate della partita, è la stella polare di questa squadra, perché è uno dei pochi giocatori con intelligenza e capacità di gestione sopra la media. La sua partita non si giudica dal tabellino ma dal lavoro sporco, dagli intangibles.
Monumentale, è un italiano con gli attributi di uno slavo. Segna tanto, tantissimo, non si tira mai indietro nel corpo a corpo, irride l’avversario con una costante e fastidiosa pressione difensiva che lo porta a collezionare anche un tecnico ed un antisportivo, entrambi molto dubbi. In Nba lo chiamerebbero Most Improved Player, il giocatore più migliorato nell’arco della stagione. Nel finale recupera un pallone fantastico e carica il pubblico, ormai è un idolo.
Prolifico anche in questa partita, in più occasioni quando Brindisi prova a scappare nei primi venti minuti, ci pensa lui ad andare a riprenderli con le magie da fuori. Sempre più una garanzia.