– Guardarsi attorno e contarsi, giusto per vedere l’effetto che fa. Chiudere gli occhi per farsi raccontare quel che succede dal rumore e poi essere costretti a riaprirli per accertarsi che sia tutto vero. Cose che succedono il giorno dopo la grande festa, cose che succedono a uno dei papà del Varese.
Stanchi, ma felici. Sono stati mesi vissuti in apnea, e adesso bisogna darsi dei pizzicotti per sincerarsi che non è tutto un sogno.
Che per quanto ci riguarda siamo in serie B. Certo, siamo in Eccellenza: ma trattiamo i nostri giocatori come se fossimo in B, abbiamo dei tifosi da serie B, la stampa (o meglio, una parte) ci tratta come se fossimo in B.
Vero: un bel saltino. Anche se il vero salto sarà il prossimo: arrivare in Lega Pro sarebbe il primo passo importante verso il ritorno al calcio che conta. Leggeremmo del Varese anche sulla Gazzetta, oltre che sulla Provincia.
Non ci penso nemmeno: non abbandoneremo mai la filosofia dell’un passo alla volta. Ma voi lo sapete quando costa un campionato di Lega Pro?
Un gran caldo e tante notti insonni. Erano i giorni passati nell’ufficio del sindaco Fontana a cercare di salvare il Varese, quelli in cui ogni volta che pensavamo di avercela fatta succedeva qualcosa che rimetteva tutto in gioco.
Sempre, dopo ogni vittoria. E, fatemelo dire, il sindaco è stato un grande. Perché ha storto il naso quando di fronte a certi personaggi mentre ha intuito che questo progetto sarebbe andato lontano.
No, bellissimo. In quei cognomi c’è la storia del Varese, meraviglioso pensare che ci sia anche il suo futuro.
Non avevo dubbi. A questi personaggi ricordo solo che Paolo Orrigoni ha dato un aiuto decisivo per questa stagione l’estate scorsa, quando di candidarsi a fare il sindaco non gli passava nemmeno per la testa. E dirò di più, così rispondiamo pure a quelli che ci accusano di essere una società di centro destra.
Domenica in tribuna c’era anche Davide Galimberti, insieme a suo figlio. Su Facebook ha poi scritto una cosa bellissima: “Nei prossimi anni dobbiamo tornare grandi, a partire dallo sport”. Ha compreso il senso di tutto, ha compreso come una città possa diventare grande solo se tutte le sue componenti lavorano e camminano insieme. Il Varese unisce, sempre.
Quest’estate gli ho chiesto di fare il presidente, ma i suoi impegni di lavoro glielo impedivano. Però ha detto l’unica frase che in quel momento noi avevamo bisogno di sentirci dire. “Qualunque cosa facciate, io vi aiuto”. È stato di parola.
Continuiamo a correre, o almeno ci proviamo. Abbiamo le persone giuste per costruire un gruppo che sia in grado di affrontare il campionato di serie D nel modo migliore.
Mi state dando la possibilità di rispondere a qualcuno che ci vuole male, e vi ringrazio: Scapini e Merlin non solo lavoreranno insieme, ma sono anche grandi amici.
Questa avventura la dedico a tutti i ragazzi che erano con me e che adesso non ci sono più. Ragazzi con cui ho condiviso tutto e che in questi mesi ho sentito vicini. Li sentivo, nei momenti difficili, che mi parlavano: “Vai, Zeno. Vai, Zeno”.