Quelli che corrono. Caserta ko, Masnago gode

La Openjobmetis Varese batte la Pasta Reggia Caserta ed esalta il suo pubblico all’esordio casalingo. 93-74 il finale: sugli scudi Johnson e Eyenga, punte di diamante di un collettivo arrembante e da corsa

Al confine con l’eresia, ma ci proviamo. Da sempre, a chi riempie ogni domenica il Tempio della pallacanestro italiana che si adagia alle pendici del Sacro Monte, c’è una cosa che interessa più di vincere. È il divertirsi. Non quel “amusement” caro ai tifosi baskettari d’oltreoceano, tutto frizzi, lazzi, hamburger e cheerleaders. No, qui non si scrive di contorno: intendiamo il

divertirsi con la bellezza del Gioco, intendiamo lo specchiarsi, nel passare qualche ora di relax nel giorno consacrato al Signore (e non solo a Lui), in una squadra sbarazzina, arrembante, spettacolare, in un qualcosa che faccia dimenticare i dispiaceri della vita, in un film sportivo che faccia alzare di soprassalto dal seggiolino, spellare le mani, godere. Dal gargarozzo giù fino alle viscere.

Ecco il punto. Varese batte Caserta (93-74) e segna una discontinuità non solo con il disgraziato esordio in campionato 2015/2016 contro gli stessi campani, ma soprattutto con un “piattume” avaro di spettacolo e gioia che lo scorso anno (e l’anno prima, e l’anno prima ancora) è stato (salvo eccezioni nell’ultimo finale di stagione) il refrain delle esibizioni varesine. Poi, è chiaro, la memoria non può non andare a quei 51 punti segnati, a quei fischi sonori mai uditi a una prima, a quella preoccupazione che vaticinava, con la precisione di una Cassandra, tutte le sventure che sarebbero capitate poi e l’inadeguatezza tecnica degli uomini in biancorosso.
Più o meno 365 giorni dopo, il ricordo di quel mezzo disastro viene sbiadito dalla prova di forza della nuova Varese, ispiratrice di speranza a Sassari pur incassando una sconfitta (ma non mollando mai su un campo difficile e contro avversari al momento oggettivamente più attrezzati di lei), vincente, convincente, bella e in evidente progressione (fisica, atletica e di gioco) contro la Pasta Reggia.

Nel raccontare le emozioni e le soddisfazioni ricavate ieri al Lino Oldrini è quasi difficile scegliere da dove partire: dalle prestazioni eclatanti dei singoli o dalla squadra nel suo complesso? Dalla seconda. Una formazione di hockey, più che di basket: prime e seconde linee ruotate sul parquet vorticosamente (com’è nelle corde di coach Moretti), in modo da garantire il massimo dell’eccellenza atletica (e del fiato) per aggredire in difesa e correre (e poi correre e correre ancora) in contropiede. Dieci Usain Bolt sul parquet. Da qui lo spettacolo, da qui l’estetica: gli interpreti giusti, quest’anno, non mancano. A proposito di spettacolo: i palati più fini non possono non aver goduto di spaziature in attacco quasi perfette, come se la settimana ulteriore di lavoro avesse tolto gran parte della ruggine e oliato abbondantemente i meccanismi. Per tutta la gara Varese si costruisce tiri intelligenti, ma solo nel

secondo tempo aggiusta davvero la mano dalla distanza (2/11 al 20’, 11/28 al 40’), facendo letteralmente saltare in aria il banco.I singoli: c’è l’imbarazzo della scelta. Eyenga (19 punti) domina la prima parte dell’incontro, la torrida precisione di Johnson – 23 punti, 6/9 da tre – marchia a fuoco la seconda. Pelle (5, cinque. No non c’è un errore: cinque) stoppate, una più clamorosa dell’altra, è un eclissi che oscura il canestro a Sosa e compagni (anche 12 rimbalzi), Avramovic, tra una reprimenda e l’altra di un allenatore che lo farà diventare grande, è una scossa di adrenalina di cui ancora non si intuisce la portata. E poi c’è Maynor, dosato come l’olio al tartufo da Moretti e dunque in grado di accompagnare alla classe anche l’intensità. Risultato? Otto assist e canestri importanti. C’è ancora da migliorare, per amor del cielo, ma che seconda cara Varese.

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