«Coppa ci mette la faccia. Ma fossi in lui mollerei…»

Io consorziato - Francesco Brezzi della Ghost Records ha le idee molto chiare e non le manda a dire

Un consorziato con le idee chiare, anzi chiarissime. Si tratta di Francesco Brezzi, anima – insieme al socio Giuseppe Marnina – dell’etichetta discografica indipendente Ghost Records.
Francesco ama il basket, si intende di giocatori, ha contatti con i procuratori, ha – in poche parole – un fuoco sacro dentro per la pallacanestro e per Varese.
La sua ricetta per rilanciare le sorti della Pallacanestro Varese è fatta di ingredienti semplici ma essenziali. A partire dalla competenza.

Prima siamo stati sponsor, poi – tre anni fa – abbiamo iniziato effettivamente a fare parte del consorzio. Siamo appassionati di basket e di Varese dalla notte dei tempi e ci è sembrato un giusto atto di amore seguire questa iniziativa, che si proponeva l’obbiettivo di ricostruire la società e di garantirle un futuro a certi livelli. La visibilità viene dopo e per noi, anche in virtù del target della nostra attività, non è così importante.

Un consorziato è a contatto con la squadra ed è parte delle decisioni che attengono al futuro della società: sotto questo punto di vista l’esperienza non può che essere considerata positiva. Poi è chiaro che l’umore – soprattutto se sei un piccolo proprietario appassionato di basket come lo siamo noi – viene condizionato dai risultati e da determinate scelte. Ti senti coinvolto, è normale, fa parte del gioco delle parti.

È un punto che mi sta molto a cuore questo. Ritengo che in primo luogo ci sia bisogno dell’apporto di qualcuno che capisca davvero di pallacanestro: prima del marketing, prima di tutto ciò che attiene agli sponsor e alla ricerca delle risorse deve venire la costruzione della squadra. Anche perché hai voglia a fare marketing se la squadra va male.

La Pallacanestro Varese ha al suo interno delle risorse che hanno delle competenze manageriali molto importanti. Penso a Mario Oioli, che da anni risolve ogni problema ma viene coinvolto in modo molto altalenante, e a Max Ferraiuolo, persona umile, seria, funzionale alla gestione. Non ci vuole un manager esterno che dica cosa fare, magari pagato a peso d’oro: basterebbero delle promozioni. E poi…

La rifondazione delle squadra deve essere fatta con intelligenza. Va costruita una rete importante di scout e va fatta una selezione degli agenti – ascoltando anche chi, all’interno del Consorzio stesso, capisce dell’argomento – senza rivolgersi sempre ai soliti. E poi non serve andare tutte le estati fino a Las Vegas per prendere certi atleti… Si faccia un investimento serio su 7 giocatori, partendo dalla base solida costituita da Ferrero, persona splendida, da capitan Cavaliero, che il suo lo fa, e da Campani, che ha margini di crescita molto ampi. Si agisca con cognizione di causa e soprattutto in fretta.

Sì, Varese deve ritornare ad avere un certo peso in Federazione, dimostrando di essere una società che sa quello che fa, evitando di finire i propri tesseramenti a febbraio o di spendere soldi per nulla sprecando le poche risorse. Di errori ne sono stati fatti tanti quest’anno, anche se va dato atto al presidente Stefano Coppa di essersi assunto tutte le responsabilità. Io però, fossi in lui, non so se me la sentirei di andare avanti.