Sei finali. Il Varese è ancora lì, in battaglia, a -1 dalla coppia di testa Cuneo-Inveruno, a pari con la Caronnese, a +2 sul Chieri e +3 su Pro Sesto e Borgosesia.
Sei finali. Legnano, Chieri, Varesina, Gozzano, Bustese, Verbania tra noi e un sogno da inseguire e realizzare.
Sei finali. Da giocare con tecnica, coraggio, sudore; serenità, passione, volontà.
Sei finali. Da vivere con il cuore in mano, fino all’ultimo, in casa e in trasferta, stretti gli uni agli altri.
Sei finali. Da vincere, per tornare dove vogliamo e meritiamo di stare.
Sei finali. E altrettanti motivi per cui possiamo farcela.
Possiamo farcela, perché non siamo morti, nonostante la crisi societaria che ha dilaniato il Varese negli ultimi mesi. Crisi scongiurata, perché tutti si sono messi una mano sul cuore, biancorosso, scegliendo il meglio per questi colori: facendo un passo avanti chi ha detto di avere la possibilità di farlo e se n’è preso la responsabilità, e uno indietro chi era pronto a prendersene la responsabilità ma ha accettato di dare la possibilità di farlo. E ora, sugli spalti, ci sono tutti i soci, insieme, a spingere il Varese verso il successo. Per la gente, in mezzo alla gente.
Siamo ancora lì. Anche se non si vince in casa dall’anno scorso. Pure dopo aver preso schiaffi da Cuneo e Inveruno, Caronnese e Casale. Nonostante un mucchio di errori commessi e tre (quattro…) cambi in panchina. Senza mai convincere fino in fondo. Ma siamo ancora lì e arriviamo al rush finale dopo aver superato mille crisi e altrettanti ostacoli: così la scorza è diventata incredibilmente dura. Pronta a tutto.
Possiamo farcela, perché abbiamo Ferri, un vincente che nessuno ha. Luoni, un capitano ritrovato. Viscomi, un titolare anche in panchina. Pissardo e Bordin, portieri del futuro. E poi abbiamo giovani che non hanno mai avuto paura, come Talarico; giovani che hanno imparato ad affrontare la paura, Bonanni; giovani che possono fare paura, Granzotto. Abbiamo ali che volano, Rolando e Becchio; ali che devono tornare a volare e hanno promesso di farlo, Innocenti; ali che aspettano una possibilità per farlo, Lercara. E, infine, centrocampisti a cui forse manca qualcosa nei piedi, ma non certo nel cuore. Come Bottone, a cui avevano detto di smettere e invece è qua a lottare con noi. E come Gazo, a cui pesa addosso la maglia con cui è cresciuto ma che la porta sempre a testa alta e petto in fuori. Perché mai ne ha desiderata una diversa.
Possiamo farcela, perché nessuno ha una varietà (e abbondanza, certo) di scelte offensive quanto noi. E per vincere servono i gol pesanti. Quelli che Giovio ha messo e vuole continuare a mettere, che Scapini metteva e a un certo punto ha smesso di mettere, quelli che Piraccini, Gucci e Moretti vogliono cominciare a mettere. Serve solo sbatterne dentro uno: e non si fermeranno più.
Possiamo farcela, perché abbiamo persone ferite e lontane che anche se sono state ferite in ogni momento tiferanno per i loro ex giocatori e per quella maglia che va oltre il sangue che sono stati costretti a versare. E perché ora al timone c’è Stefano Bettinelli, qui per chiudere il cerchio della sua e della nostra storia: è stato l’ultimo ad allenarci tra i professionisti e sarà il primo a riportarci dove ci aveva e ci eravamo lasciati.
Possiamo farcela, perché un pubblico e una curva così non ce li ha nessuno. Un pubblico che a volte si incazza, mugugna, chiama cambi, rompe le scatole e urla al primo errore. Ma un pubblico da sfide pesanti, decisive, senza respiro. Dategliele, tutte e sei: le vincerà da solo. Come ha sempre fatto: a Cento, a Bolzano, con l’Alessandria, la Cremonese e il Verona, a Novara. Sempre.
Possiamo farcela, perché abbiamo il vento del Sacro Monte alle spalle, lo sguardo del Peo tra le nuvole, amici lontani ma sempre vicini col cuore, 107 anni di storia, di tonfi clamorosi e di risalite prodigiose, le carrozzine dell’Alfredo (torna presto, ti aspettiamo) e di Luca, il tappeto volante del Vanoni, il pulmino del Cunati e la lavatrice della Rosi. Possiamo farcela perché al Varese, e solo al Varese, è tutto scritto: e così sarà. Anche questa volta.
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