Perché la Boldrini non sa rinunciare alle polemiche?

Correva l’anno 1949, e il giornalista Mario Ferretti coniò per il “campionissimo” Fausto Coppi per aver compiuto un’impresa che è rimasta nella storia (una fuga solitaria al Giro d’Italia di 192 km scalando ben 5 montagne), il titolo «Un uomo solo al comando». La frase è stata ripresa dalla terza carica dello stato Laura Boldrini, e a quanto pare Renzi al posto di essere orgoglioso di venire accostato al “campionissimo” se l’è presa male, vuoi vedere che la “presidentessa” si riferiva a qualcun altro di qualche anno prima, quando la “corsa” passò da Piazzale Loreto?

Enzo Bernasconi

Più che prenderla male, Renzi s’è guardato bene dall’esasperare la tiritera polemica con l’ostinata presidente di Montecitorio. Avrebbe avuto ragione d’insistere: la terza carica della Repubblica è (dovrebbe essere) super partes, e il suo rango le impedisce (le dovrebbe impedire) di scendere in polemica con il capo dell’esecutivo, con i ministri, con chiunque rappresenti lo Stato. Il problema non è se Renzi si comporti o non si comporti da uomo solo al comando (un difetto sempre, o qualche volta una virtù?). Il problema è che

la Boldrini non lo può giudicare nel merito del suo agire istituzionale, nel momento in cui è voce dell’intera Camera dei deputati. Cioè: in questo Paese dove tutti criticano tutto, pochi sanno stare al loro posto (forse nessuno), obbedire alle prerogative assegnategli, fare esercizio di etica della responsabilità prima d’ogni altra pratica. Ma ci rendiamo conto dell’ingenuità d’immaginare un popolatissimo plotone di politicamente scorretti andare in fuga dalle sregolatezze cui sono affezionati. Questa corsa, cui vorremmo tanto assistere, purtroppo non si disputerà mai.

Max Lodi