Forza Andrea, tutta Varese tifa per te

Il giovane ciclista paralimpico ha avuto un incidente in allenamento: è grave all’ospedale di Circolo. Nel 2008, sul palco del Vela con Roberto Bof, Basso gli regalò la sua prima bici. Ivan: «Non mollare»

Forza Andrea, non mollare. E al diavolo, questo articolo potrebbe anche chiudersi qui. Che non abbiamo altro da dire, che non abbiamo più voglia, che ci scappa la poesia. Forza Andrea, torna a sorridere: ed è tutto, perché a volte succedono cose che non hanno senso e ti fanno solo venir voglia di mandare al diavolo il mondo. Ingiusto, eccome se ingiusto.

Andrea Pusateri l’abbiamo conosciuto qualche anno fa sul palco del cinema Vela, durante la serata organizzata da Roberto Bof insieme ai suoi amici disabili. Un bambino timido e senza una gamba, spinto dalla voglia di pedalare su una bicicletta. Ce lo ricordiamo bene, eccome se ce lo ricordiamo. Roberto Bof aveva avuto l’idea e trovato le persone giuste. Un gruppo di amici (“Gli amici del gamba” si chiamavano, e quante battute su quel nome che suonava strano di fianco a quel bimbo speciale), la generosità del ciclista varesino Ivan Basso. Insieme avevano regalato una bici – una bici vera, una bici bela, una bici da corsa – a quel piccolo atleta che voleva andare lontano spingendo i suoi pedali. Era stato bello, era stato commovente, era stato particolare: gli scherzi del Bof («Ti hanno regalato anche la divisa e le scarpe giuste, ma hanno sbagliato di scarpe te ne han date due, a te ne bastava una…». E giù tutti a ridere». E le sue parole tremanti, i rimbrotti del Bof davanti a suo nonno perché ad Andera, monello, davvero non piaceva studiare: «Mettiti sotto, altrimenti la bicicletta ce la veniamo a riprendere: promesso?».
Era stato straziante scoprire la storia di quel ragazzino: che all’età di tre anni aveva perso una gamba sotto un treno per un incidente nel quale la mamma, per salvarlo, era morta al posto suo.
Dopo quella serata l’avevamo perso di vista, ma ci avevano detto che Andrea aveva continuato a pedalare, era diventato un atleta vero, aveva vestito la maglia della nazionale. Giusto poche settimane fa avevamo letto da qualche parte che puntava dritto sulle Paralimpiadi di Rio 2016, insomma: era diventato uno forte, forte davvero. E sapere che tutto era partito da quella bicicletta regalata ci riempiva d’orgoglio.

Il problema è che il destino è ingiusto, è cane, è bastardo. Venerdì mattina durante un allenamento Andrea è caduto per terra. Probabilmente ha infilato la ruota in un tombino, chissà: si sa solo che è caduto e ha picchiato la testa. Violentemente. Troppo violentemente. I soccorsi, la grida, il volo in elicottero fino all’ospedale di Circolo di Varese. Ora Andrea è ricoverato in rianimazione, e le sue condizioni sono gravi: i medici hanno riservato la prognosi, e tutti quanti siamo in attesa della prima bella notizia.

Perché Andrea, che ha compiuto ventidue anni, è amato da tutti. Ivan Basso se lo ricorda bene e quando gli raccontiamo quel che è successo non trova le parole e la voce gli trema. «No, non è possibile: è lo stesso incidente che era capitato a me sull’Etna qualche anno fa. Queste cose non devono succedere, non può essere. In questo momento non posso fare altro che fargli arrivare tutto il mio affetto e la mia vicinanza, gli prometto che andrò a trovarlo appena si sarà ripreso, lo aspetto sui pedali. Forza, guerriero: non devi mollare».
E allora questo pezzo si chiude così, esattamente com’era iniziato. Forza Andrea, non mollare. Non ci viene in mente altro: ascoltiamo il silenzio e aspettiamo che arrivi una notizia. La prima bella notizia in una giornata da buttare via.