Se la Varesina non ha incassato la terza sconfitta consecutiva deve ringraziare Alessandro Anzano. E lo deve fare con un inchino profondo, perché mai come questa volta l’appellativo Sovrano suona giusto e doveroso. La sua prestazione, con tripletta, è la prova che si tratta di un giocatore fondamentale per le Fenici: quando gira, davanti tutto è più semplice e spontaneo.
Mai un monarca ha meritato tanto rispetto, perché per come si era messa la partita contro la Pro Settimo i suoi gol sono serviti a ottenere un punto d’oro; un punto che ha permesso a Spilli di vedere il bicchiere almeno mezzo vuoto, perché senza Anzano sarebbe stato vuoto e basta.
Mai un monarca ha meritato tanti applausi, arrivati roboanti al 3’ di recupero dopo la rete del 3-3 anche da chi, ipocritamente, negherà di essersi lamentato dopo qualche errore da parte dell’attaccante. Un particolare, questo, che l’allenatore rossoblù ha rimarcato durante la conferenza stampa, prendendosi il merito della scelta di non sostituirlo. Perché è giusto così. Anzi, questo messaggio andrebbe fatto sentire ancora più intensamente e ancora più spesso a
chi più che borbottare non sa fare. E quando diciamo questo è perché se si aprissero occhi e cuore, ci si renderebbe conto che pur con i problemi che ha, la squadra cerca di fare del suo meglio. Perché si è liberi di criticare, ma ci sono modi e modi. Urlare non serve, soprattutto di fronte a giocatori che in questo momento hanno un problema proprio nel morale e nell’autostima.
Perché la Varesina dopo le prime difficoltà sembra aver paura di perdere, non riuscendo a fare ciò che invece sa fare. Diventando nervosa, imprecisa e frenetica. Spaccandosi in due, con distanze tra i reparti eccessive; è da qui che nascono tutti gli errori e le ingenuità, ultima quella di Mira. È da qui che arrivano i quattordici gol presi nelle ultime cinque giornate, non risolti dai cambi di Spilli, che può entrare nella testa dei giocatori, può cercare di aggiustare quello che non funziona, ma fino ad un certo punto.
Il problema è nella testa, ed è al suo interno che la Varesina deve trovare i mezzi per uscire da questa situazione. Perché se una squadra è capace di riprendere per i capelli il risultato negli istanti finali di una partita, e non è la prima volta che accade, non può giocare per la maggior parte del tempo nel modo opposto.
Poi ci saranno la parte tecnica, quella atletica e quella tattica da sistemare, ma se prima non si cambia nella testa la striscia di cinque giornate senza una vittoria sarà molto difficile da interrompere.