Il suo presente è ricco di soddisfazioni, soprattutto – ma non solo – nella veste di uomo immagine del settore giovanile di Pistoia. Sul suo passato è inutile persino tornare: dici Giacomo Galanda e pensi prima a un’indimenticabile stella che brilla sopra questa città, solo poi al grande giocatore che è stato sui parquet di tutta Italia. Da ultimo ha giocato a Pistoia, al tramonto della sua parabola di campione, dove ha avuto a che fare con il prossimo allenatore della Pallacanestro Varese anche in campo, prima di entrare nello staff della società.
Ma è davvero ufficiale? Scherzi a parte, è un amico ed è difficile parlare male di una persona come lui. Ci pensano i risultati a descriverlo: è un tecnico molto preparato e soprattutto non si sente arrivato, la sua qualità migliore. È capace di mettersi in discussione e fa di tutto per ottenere i traguardi cui aspira. Sono contento per la nuova avventura che lo attende: può fare davvero bene.
Ci si è salutati per questioni di budget, non per altri motivi. Ma qui non si può far altro che provare affetto per Paolo: un matrimonio di sei anni e mezzo è un record e rimarrà indelebile, come indelebili sono le qualità che ha messo in questa lunga parentesi. Ora è arrivato in una società ambiziosa: gli facciamo tanti in bocca al lupo, salvo che per due partite all’anno.
Ci ho avuto anche a che… dire, come mi è accaduto con tutti i coach precedenti: è una mia caratteristica – ride – Ma al di là di questo, lui mi ha lasciato dentro qualcosa: la tranquillità, la capacità di gestione del gruppo, il sapersi comportare con giovani e veterani. Paolo ha ambizione, vuole crescere, è capace di apprendere e costruire. Dal punto di vista tecnico, poi, ha delle pensate e delle trovate interessanti nello studio delle partite. Va aggiunta un’altra cosa.
Ho avuto grandi allenatori e Paolo può aspirare ad arrivare agli stessi livelli. Ma ha ancora tanta strada da fare, ed è il primo a saperlo. Sono sicuro, però, che le sue qualità lo porteranno lontano.
Pistoia è un posto dove puoi sbagliare parecchio, mentre Varese non lo è: da voi c’è sempre qualcuno che ti tiene sul pezzo. D’altronde si parla della storia del basket italiano ed è normale che sia così, che venga concesso meno rispetto a una realtà comunque importante come quella toscana. Moretti dovrà dimostrare il suo valore, penso sia consapevole di giungere in una piazza che attende risultati: sarà una grande sfida.
Direi: si tratta di traguardi raggiunti con il lavoro di tutti, dalla prima squadra all’intero settore giovanile. Siamo andati ben oltre le aspettative iniziali, conquistando l’ultimo atto delle finali nazionali con le due rappresentative più importanti del vivaio: penso non sia mai successo prima. C’è di più: tre dei nostri ragazzi sono stati convocati in nazionale, e in questo modo Pistoia è la società più rappresentata in azzurro. L’aspetto fondamentale, però, rimane la loro crescita: obiettivo pienamente raggiunto.
Mi sono sentito molto appagato. Anche se in realtà ho fatto tante altre cose, oltre a collaborare con il settore giovanile: ho avuto un ruolo nel marketing, con il consorzio, ho fatto promozione nelle scuole. Ho lavorato sin troppo e l’anno prossimo mi dovrò organizzare meglio: pensavo di lasciare il basket, invece la sua presenza è raddoppiata nella mia vita…