Se Umberto Vingiano, in campo, dimostrerà lo stesso temperamento visto (e sentito) ieri in conferenza stampa, il Varese può dormire sonni tranquilli.
Il centrocampista piemontese del ‘96, appena arrivato in biancorosso, si è presentato ieri al Franco Ossola e ha lasciato trasparire determinazione, coraggio, voglia di fare. Raccontando innanzitutto come è arrivato: «Mi ha contattato il direttore Merlin, già ad inizio anno. Mi sento onorato di essere qui, in una società importante come il Varese, senza togliere nulla al Seregno. Di là erano arrabbiati ma non è possibile dire “no” al Varese. Qui c’è un bel gruppo, un bell’impianto, una bella società. C’è tutto per far bene». L’anno scorso a Bellinzago ha vinto la Serie D, ed è dunque d’obbligo chiedere cosa serva per farlo: «Fame. L’anno scorso avevamo fame anche in allenamento, non tiravamo mai indietro la gamba, andavamo il doppio degli altri. Magari giocavamo meno bene rispetto ad altre squadre come la Caronnese, ma arrivavamo sempre primi sul pallone. Abbiamo vinto così, con un grande spirito ed un gruppo fantastico».
Insieme a lui a Bellinzago c’era anche Mattia Rolando, che ora ritrova a Varese e che ha contribuito a farlo venire qui: «Se sono qui ora è anche perché lui mi ha parlato del Varese. Poi, come ho detto, Varese è Varese, una grande piazza. Ho avuto la possibilità di parlare con lui ed Innocenti, che ho avuto come compagno a Seregno, e non potevo dire di no. Qui è come essere in Serie A, Varese è un ambiente che non c’entra nulla con la Serie D che ho fatto finora».
Che tipo di centrocampista è Umberto Vingiano? «Un giocatore aggressivo, con una buona tecnica di base; un “cagnaccio”, ma non solo… A Bellinzago ho giocato anche davanti alla difesa, ho una buona visione di gioco e sono mancino».
Centrocampo a due o a tre, ci sono preferenze? «No, mi adatto a qualsiasi ruolo. Mi sento un “tuttocampista”, e sono già a disposizione del mister per domenica». L’obiettivo personale è chiaro: «Voglio vincere, solo questo. Un obiettivo comune a tutto l’ambiente. Se avessi voluto fare un campionato tranquillo sarei rimasto a Seregno». Qual è l’avversaria principale per la vittoria del campionato? «Il girone è equilibrato. Io ho più paura di Chieri e Cuneo, non so se la Caronnese abbia una rosa così profonda invece. A marzo comunque si tireranno le somme». L’idolo? «Mi ispiro a Vidal, ma anche a Wilshere (ex Arsenal, ora al Bournemouth), che è mancino come me, cattivo al punto giusto, mi piace fin da quando ero bambino». Varese è una piazza tosta: «È una piazza vera, ma il gioco vale la candela. le pressioni ci saranno, ma se fai bene ti portano in paradiso. Non metto neanche in conto la possibilità di far male qui».