Con Dominique, oltre la nebbia. «Conta solo il traguardo»

Presentato ieri il nuovo arrivo Johnson: «So che non siamo in una buona situazione, ma c’è voglia di risalire»

Sono pezzi di vite che si incrociano, quasi per caso, complici l’esistenza e le sue sorprese quotidiane e quel professionismo che anche nel basket lascia spalancate porte e possibilità senza soluzione di continuità.A volte è curioso sfizio della mente andare al di là delle parole di circostanza pronunciate davanti a un microfono e cercare di mettersi nei panni di chi le sta pronunciando: un uomo – prima che un giocatore

– catapultato in quattro e quattr’otto in una nuova dimensione, umana e agonistica. Ne emerge un senso di comprensibile vuoto, di spaesamento, che solo la perizia delle persone che il caso pone sulla strada possono colmare: un sorriso, una spiegazione, una pacca sulle spalle, un po’ di calore, soprattutto fuori dal campo, terreno che rappresenta sempre e per tutti i cestisti stranieri un viaggio al di là delle colonne d’Ercole.

«Dominique, lì c’è il lago: credimi, anche se non lo vedi» abbozza Claudio Coldebella con un sorriso. Johnson lo ricambia e il suo sguardo per un attimo si perde nella nebbia che avvolge il solo intuibile orizzonte, acque varesine comprese. La prima di Nique («sì, mi chiamo così in onore di Dominique Wilkins: lo ha deciso mio cugino, che era un suo grande fan») oltre le Colonne di cui scrivevamo poc’anzi è in una delle “tane” del basket nostrano, la Fattoria Gaggio, ospite di Riccardo Polinelli e di una “famiglia” biancorossa presente in forze numerose: oltre al dg Coldebella, c’è l’amministratore delegato Fabrizio Fiorini che l’altro ieri ha accompagnato personalmente Johnson in questura a firmare le “carte”, c’è l’angelo custode Max Ferraiuolo, ci sono l’indispensabile ponte linguistico Mario Oioli, coach Paolo Moretti e gli addetti stampa Marco Gandini e Davide Minazzi.
Spunta un altro sorriso, concentrato: «Vi devo davvero ringraziare, tutti, per questa accoglienza – abbozza “Nique” seduto a capo di una tavola imbandita che a sua volta accoglierà i giornalisti – Per me è la prima volta in Italia e sono rimasto colpito dall’amore che questa città ha nei confronti della pallacanestro, fin dal mio primo passo ieri sera nel palazzetto». Pensi al PalA2A triste e mezzo vuoto che ha ospitato il Neptunas e ti verrebbe voglia di dirgli che non ha ancora pesato nemmeno un grammo della passione di Varese…
Ma tant’è… «Abbiamo dovuto affrontare una partita dura, contro un avversario solido e primo nel girone. Personalmente ho cercato di entrare nel ritmo dei miei compagni e di relazionarmi con loro per capire certi meccanismi: sarà un percorso molto lungo, ma spero proficuo».

Dimmi chi sei e ti dirò cosa puoi fare per noi: «Sono un realizzatore, una prima punta – risponde Johnson – ma sono anche ben consapevole che i risultati arrivano dalla difesa: provo infatti molta rabbia per aver commesso personalmente degli errori difensivi contro i lituani».
Dimmi qualcosa del tuo passato, prima di affrontare il futuro: «Non posso non parlare bene di Berlino, della Germania e dell’Alba: mi sono trovato benissimo. Poi nel basket professionistico è normale che ci siano situazioni che non funzionano a livello tecnico e tattico ed è per questo che non sono più lì. Ora voglio concentrarmi solo su Varese. Conoscevo già Maynor: l’ho chiamato prima di dire di sì e lui mi ha parlato benissimo sia dell’ambiente che della società».
Dimmi qualcosa di te e imparerò a apprezzarti meglio: «Fuori dal campo sono una persona semplice. Mi piace dormire e, tra un impegno e l’altro non perdo mai l’occasione per schiacciare un pisolino. Poi mi piace fare shopping, soprattutto comprare scarpe da basket. E assaggiare il cibo dei luoghi che raggiungo».
Dimmi che obiettivi hai e capirò se avere fiducia in te: «So che non siamo in una buona situazione, ma conta solo dove saremo capaci di arrivare. Ho parlato con gli altri e ho capito che c’è tanta voglia di risalire, sia in campionato che in coppa».
Benvenuto Dominique. E grazie. Così, a scatola chiusa. La nebbia che vedi intorno a te in questa tua prima volta è ben più spessa di quello che immagini: tiraci fuori da essa, aiutaci a far apparire di nuovo il sole. Solo allora conoscerai davvero Varese.