La vita vissuta serve l’assist a puntino, quasi come quelli di un playmaker che negli anni 90 ha vinto praticamente tutto. Varese, 9.30 di mattina, interno di un bar, dialogo tra due amici meno assonati dello scrivente. Il primo: «Sai che secondo me quello che presentano oggi potrà far bene davvero?». «Perché?» chiede l’altro. «Perché con Varese non è mai centrato nulla».Bollettino biancorosso del
31 maggio 2016: “l’Avversario” Claudio Coldebella è arrivato, è vivo e lotta insieme a noi. Stavolta per davvero, non come quando era in canotta e pantaloncini («Giocare qui era dura: mi piacerebbe fare una statistica delle partite vinte e di quelle perse») e tentava di mettere perennemente i bastoni tra le ruote a versioni di Varese che soffrivano la sua faccia tosta intrisa di classe.
La giacca e la cravatta perfettamente abbinate annunciano la metamorfosi di ruolo di un professionista che costituisce una grande speranza, soprattutto per il suo essere “altro” da un bagaglio di ricordi perennemente trasudante, per non essere stato condizionato dal passato recente e da quello remoto, per essere vergine di una “varesinità” che – nella sua meravigliosa purezza – rischia a volte di essere operativamente ingessata.
I primi passi intrigano, come quando Flavio Vanetti del “Corsera” gli chiede ragione dell’evidente (pur sottotraccia) dualismo con la nuova Ignis delle Leggende Ossola e Rusconi: «Ritengo la Ignis una bella iniziativa – risponde serafico il direttore generale – Più persone investono e lavorano nella pallacanestro meglio è. Credo sia utile dialogare, come fatto con la Robur, e remare nella stessa direzione».
Capito? La Openjobmetis 2.0 – traghettata, giusto per riempire il concetto, anche da un presidente e un amministratore delegato milanesi – conterà sulla freschezza senza sovrastrutture che alla storia rende onore («La scelta di venire qui è stata facile»), ma che promette di vederla con occhi diversi, quelli di uno che il mondo del basket lo ha girato per davvero.
L’homo novus sarà collegamento tra parte sportiva ed economica, fulcro di quella “sostenibilità” che diventa la parola del giorno, leva di mercato con le idee chiare che si contamineranno con quelle di Paolo Moretti («Ci sentiamo più oggi di quando eravamo compagni di squadra»), con quelle di Max Ferraiuolo (lui sì quel pizzico sempre indispensabile di continuità con certi ideali) e con la mano sulla spalla di un “padre” come Toto Bulgheroni.
Non perderà tempo nelle Summer League («Le partite si possono vedere anche da qui e i contatti con gli agenti li ho già»), promette di completare il buono che eredita con il buono che si impegna a portare.
Avrà i riflettori addosso, come si usa coi cavalli di razza che non possono deludere e come accaduto ieri, quando ha involontariamente “rubato” i riflettori al nuovo presidente Marco Vittorelli.
Al quale va il benvenuto e il primo “bravo”, per come ha dato la sensazione di aver sotto di sé una squadra vera di cui sarà rappresentante dotato di indispensabile levità mass mediatica.