Il vento quest’anno cambia in fretta

Il commento di Fabio Gandini dopo l’ennesimo addio in casa Pallacanestro Varese: Gianmarco Pozzecco

Tabula rasa. La stagione conclusasi nello scorso mese di maggio è entrata ieri definitivamente nel dimenticatoio della storia: tutti i protagonisti della recente epopea biancorossa non ci sono più. Fatti fuori, uno dopo l’altro. Non c’è più Cecco Vescovi, c’è – ma è come se non ci fosse – Simone Giofrè, se ne sono andati Ugo Ducarello e Matteo Jemoli, non è stato confermato Attilio Caja, ibernato in un mese di silenzio e poi scaraventato fuori dal freezer. L’ultimo della lista è Gianmarco Pozzecco, il più inaspettato, almeno a prestare fede alle parole pronunciate a vario titolo da febbraio a questa parte: a salutare, infatti, è “un patrimonio della società”, locuzione ripresa da una delle tante uscite pubbliche di cui sopra.In attesa che entrambe le parti si pronuncino sulle ragioni dell’addio, l’unica considerazione ulteriore possibile è la seguente: cos’è cambiato in

una sola settimana?Per l’ennesima volta in questa turbolenta estate i fatti scelgono di manifestarsi con una traiettoria di apparizione che si allontana anni luce dalle intenzioni originarie, rendendole superate, antiquate, sorpassate, inutili. Nella congiuntura astrale propria delle Prealpi cestistiche i programmi perdono improvvisamente di valore, anche quelli che hanno basi costruite all’apparenza per mesi interi (nel caso di Pozzecco ben quattro). Una cosa è certa: di questi tempi non ci si annoia mai qui.Inutile proseguire oltre con i commenti. Ora è solo il momento di salutare chi alla causa recentemente ha dato tanto, pur sbagliando, pur in sintesi fallendo. Troppo amore ti ha ucciso, caro Poz, e non solo su quella panchina che ti è stata fatale per inesperienza, non per incapacità.È bello pensare che questo sia solo un arrivederci: lo dicesti tu quel 24 febbraio, noi continueremo a crederlo per sempre.