Alle 16.30, puntuale, sbuca all’interno della Sala Conferenze Giancarlo Gualco. Voce inconfondibile, sorriso orgoglioso: Attilio Caja è tornato, si è ripreso la panchina biancorossa ed ora cercherà una volta di più di trasformare l’acqua in vino.
Dopo una breve presentazione del direttore generale Claudio Coldebella, il tecnico pavese prende la parola. Ed è un fiume in piena: «Ringrazio tutta la società che mi ha dato fiducia, questa chiamata mi dà soddisfazione e orgoglio. Come dissi già la scorsa volta, allenare a Varese, che sia per un giorno, un mese o un anno, è sempre un onore ed un piacere. Sono entusiasta e carico e cercherò di trasmettere l’energia positiva che ho accumulato durante il riposo. Ho ricaricato le pile, mi auguro di essere contagioso nei confronti della mia squadra».
La medicina, a parole, è abbastanza semplice: «Conosco le qualità di molti giocatori, finora si è lavorato ma servirà lavorare ancora di più. E se non è sufficiente, bisognerà incrementare. Abbiamo bisogno di uscire quanto prima da una situazione difficile, perché questa società merita di più. I giocatori sono messi nelle migliori condizioni
per dare il meglio. C’è un pubblico importante, c’è grande interesse, grande movimento, dobbiamo un miglioramento a tutte queste diverse componenti. Bisogna mettere giù la testa, sacrificarsi, con il desiderio e la fame di invertire la rotta, perché non si inverte da sola. Non possiamo aspettare che qualcuno ci aiuti, l’inerzia va capovolta».
L’inizio sarà subito in salita: «Abbiamo quattro partite in dieci giorni, dal 27 dicembre al 7 gennaio. In dieci giorni si fa fatica ad inserire troppi concetti nuovi, si può mettere a punto qualche situazione. Mi aspetto e sono convinto, sarà anche presunzione, che nell’arco di un po’ di tempo di lavoro potremo raccogliere dei frutti. Ho grande rispetto del lavoro fatto precedentemente, ragion per cui non mi presento come un professore che deve correggere il tema e lo straccia. Sarei stupido se lo facessi. C’è da fare qualche piccola correzione, ma non perché non vada bene, ma perché fino ad ora non ha dato i risultati attesi. Mi inserirò gradualmente, il compito maggiore è esaltare la volontà, lo spirito, la motivazione e l’energia che la squadra deve mettere nelle piccole cose. Mi aspetto che ci sia una presa di consapevolezza e di responsabilità da parte dei giocatori. La svolta nell’immediato deve essere più sul piano motivazionale. In quattro giorni di allenamento, non voglio e non credo sia giusto fare confusione».
Eyenga, Maynor e Kangur Caja già li ha allenati nella sua prima esperienza a Varese: «Mi aspetto molto da chi so che mi può dare. Eyenga, Maynor e anche KK. Per risolvere il rebus hai bisogno di alcuni segnali fissi. Questo non vuol dire però che la responsabilità sia solo di alcuni e non di altri. Mai come in questa situazione serve il contributo di tutti, la barca per arrivare in porto deve tenere tutti a bordo e non gettare nessuno a mare. Più gente attiva e motivata c’è a bordo, più è facile arrivare in porto».
Le cose da correggere ora sono gli atteggiamenti basilari: «Se non pareggi l’aggressività del tuo avversario è inutile parlare di cose tecniche come la difesa a uomo o a zona. È questione di autostima, di fiducia nel compagno e in te stesso, ma anche di rispetto che devi avere sempre verso te stesso, verso il compagno e verso la società. Queste sono le corde da toccare nell’immediato».
Si parla poi anche di obiettivi: «L’obiettivo è cercare di fare bene il prima possibile e cercare di recuperare, poi non bisogna mettere tappi o tenere l’asticella troppo bassa, senza aver paura di prendersi responsabilità. Poi il tempo ci darà risposte. Abbiamo l’obiettivo e la possibilità di giocare ogni partita per fare risultato. Siamo a metà strada tra l’ultimo posto ed i playoff, dobbiamo guardarci dietro e dobbiamo guardare avanti. Vincere dà fiducia, quindi quando vinci poche volte non fa schifo vincere una partita in più».
Chiosa finale senza polemiche rispetto al passato: «Ormai ho visto talmente tante situazioni che sono solo felice di questa opportunità e, vi giuro, non ho nessun risentimento per ciò che non è stato, guardo avanti con fiducia ed ottimismo. La volta scorsa avevo fatto bene, non sono rimasto, ora mi hanno richiamato. Quindi a far bene non si sbaglia mai, hai sempre da guadagnare: se non accade nell’immediato, succede dopo».