Fabio Sartorelli ci accoglie nel suo studio in penombra, simile a quello di un musicista dell’Ottocento, lo Steinway ricoperto di libri e spartiti, la biblioteca con i volumi rari collezionati con gran gusto e passione, ma anche un tocco di modernità, con le decine di dvd di opere liriche conservate in eleganti scaffali.
Fabio, fresco cinquantenne, insegna storia della musica al Conservatorio di Como, tiene corsi d’ascolto all’Accademia del Teatro alla Scala ed è direttore artistico della Stagione musicale comunale, così gli chiediamo di fare un primo bilancio di quella in corso, dopo i primi quattro concerti che hanno visto il Salone estense affollato e il pubblico come sempre partecipe e caloroso.
«Il bilancio è del tutto positivo, di questi tempi è un successo grande riuscire a mantenere le presenze degli anni scorsi. Abbiamo perso un solo abbonato, ne abbiamo tuttora 171».
Devo dire che un certo ricambio c’è stato, e vedo qualche viso giovane in più rispetto al passato. L’età media dei nostri appassionati va dai 40 ai 50 anni, la musica classica si scopre tardi, a maturità avvenuta. I nuovi abbonati sono soprattutto persone che magari frequentavano la stagione in gruppo, mentre ora arrivano da soli. Del resto la sala conta 250 posti e abbonarsi dà la garanzia di avere il posto riservato, perché siamo in grado di vendere soltanto una cinquantina di biglietti ogni volta.
Hanno troppi compiti da fare, ho due figlie liceali e lo vedo ogni giorno. Meglio qualche dovere in meno e un’“istigazione a delinquere” culturale in più, come il visitare una mostra, ascoltare un pianista o leggere un libro. Devo anche dire che tra i docenti dei nostri licei non c’è cultura musicale, portano magari gli allievi a vedere un’opera alla Scala ma non ne spiegano loro la genesi e il contesto storico in cui è nata. Ai miei allievi dico di leggere meno Manzoni e più Shakespeare, un autore che apre alla vita.
Il pianista Evgenij Kisin, ma è impossibile, per il costo, il suo calendario d’impegni e un po’ anche per la difficoltà del carattere. Poi András Schiff, che ho invitato diverse volte e verrebbe volentieri, ma ha necessità di un preavviso di due o tre anni e non mi sento di potermi impegnare per un periodo di tempo così lungo.
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