Giorni di allenamenti e di sudore, in palestra e sul parquet, con uno in più. Il canadese è infatti sbarcato ieri mattina a Malpensa e, dopo le visite mediche di rito, si è allenato con i compagni nel pomeriggio.
Per noi, invece, questi sono giorni di pensieri, di previsioni, di speranze. Il mercato delle scommesse di Arrigoni e Moretti è piaciuto, ha riscosso consensi, ha risvegliato l’ambiente, ha riempito il palazzetto in un caldo pomeriggio d’agosto. Il sogno, sotto l’ombrellone e sotto il sole di fine estate, è quello di rivedere la Pallacanestro Varese lottare ad alti livelli, quei livelli che per storia e blasone le competono.
Werther Pedrazzi, giornalista del Corriere della Sera, è di questa idea e assieme a noi traccia delle linee guida per la prossima stagione sotto gli archi del tempio di Masnago: «Innanzitutto, un giudizio sereno e veritiero si potrà dare solamente dopo il Trofeo Lombardia. Quando si cambia molto, è sempre complesso, delicato. Ammetto che i primi movimenti societari, come ad esempio la separazione con , mi avevano deluso e lasciato perplesso, perché serpeggiava tanta incertezza. Da quel momento in poi però Varese si è mossa in maniera logica e positiva. Anche perché è arrivato , che lavora sì dietro le quinte, ma è sempre un valore aggiunto, per esperienza e profonda conoscenza del mercato. Mi piace anche la scelta dei nuovi giocatori, che catalogherei tutti nella categoria “belle sfide fatte però con prudenza, non allo sbaraglio”. Mi piace anche l’innesto di , che spesso ha fatto bene ed è un ragazzo che fa squadra».
Un pensiero però, doveroso, anche per il nuovo coach : «Paolo l’ho conosciuto più da giocatore che da allenatore, ed è sempre stato un uomo di valore e determinazione, una grandissima persona, modesta, prudente, mai oltre le righe e senza esibizionismi. Le persone, come gli amici d’altronde, le vedi poi nei momenti di difficoltà, ed io ho ancora in mente l’ovazione del PalaDozza al suo
ritorno al palazzetto dopo l’intervento al ginocchio, così come ho in mente quando vinse la sua battaglia contro la leucemia. A me sembra l’allenatore ideale per Varese, una guida giovane per una squadra giovane. Sia la squadra che l’allenatore hanno la giusta umiltà e la giusta ambizione di progredire. La sua parabola è in costante miglioramento, ed è qui a Varese per migliorarsi ancora».
Veniamo al sodo però, e ai rapporti di forza all’interno di questa Serie A. Dove si posiziona Varese? Dove può arrivare? A che obiettivi può ambire? Difficile giudicare adesso, ma non impossibile: «In attesa della riprova del campo, mi sento di dire che per Varese è un fatto gravissimo restare fuori dai playoff per due anni consecutivi. Con quel cielo di stelle che campeggia a Masnago, non si può restare nella palude ancora a lungo. Perché restare fuori dai playoff significa uscire dall’élite del basket italiano. Non esiste più purgatorio, è una palude vere e propria fuori dai playoff. Questa per me è l’estate della riqualificazione della Pallacanestro Varese, che non potrà mancare l’obiettivo playoff». In una griglia ipotetica di questa Serie A, però, dove si può piazzare Varese? «Deve assolutamente puntare ad essere la quinta o sesta forza del campionato, al massimo settima. Queste posizioni, insomma, devono essere il territorio di caccia dieale. Immediatamente dietro al quartetto composto da Sassari, Reggio, Milano e Venezia».