Una serata in compagnia di belle persone per ascoltare tre belle storie e ricevere belle sorprese. L’orario è quello del dopo cena, 20.45, il posto è l’Aula Magna dell’Università dell’Insubria dove solitamente si consegnano i pass – le lauree – per una quotidianità condita di maturità, lavoro, famiglia. Bebe Vio, Ettore Masin e Nicoletta Tinti i pass se li sono guadagnati vivendo esperienze diverse generate dalla difficoltà. I ganci in mezzo al cielo se li sono costruiti per non cadere, attaccarsi e ripartire.
La luce in casa Vio si è spenta quando Bebe era poco più di una bambina. In pochi giorni una meningite la ridusse in fin di vita con papà e mamma che brancolavano nel buio in cerca di risposte e certezze che non c’erano. L’unica via per sperare era quella di amputare a quello scricciolo di 11 anni braccia e gambe. Una sera mamma Teresa arrivò a dire a suo marito: «In questa casa non sorrideremo mai più». La risposta di Ruggero fu pronta ma chissà quanto convinta: «No, vedrai che tutti insieme ritroveremo il sorriso».
Oggi Bebe regala sorrisi e lacrime, gioie e incazzature, come ogni altra figlia. È sul trono del mondo nella disciplina sportiva che ama – la scherma – e ha già in tasca la qualificazione per la sua prima Paralimpiade, nel 2016 a Rio de Janeiro. Inoltre, Bebe disegna, cammina, corre e promuove l’associazione “art4sport” fondata dai suoi genitori nel 2009 per avviare i giovani amputati alla pratica sportiva. Una storia che di per sé avrebbe già punti e spunti da vendere e che invece conta molto di più perché è condivisa e al servizio degli altri. Una storia che prima del tanto che insegna fa capire quanto sia indispensabile non fermarsi, sempre e comunque. Davanti alle difficoltà o aspettando qualcuno o qualcosa.
Anche i genitori di Ettore hanno brancolato all’arrivo del loro primogenito. Alla comunicazione di una patologia complessa come l’Artrogriposi ti arriva un pugno nello stomaco seguito da pensieri pesanti e risposte tutte da cercare. Anche Massimo e Sonia si dissero qualcosa: “Addio giornate spensierate e sciate in compagnia”. Un dire che non fermò il fare. Oggi Ettore a sciare con mamma e papà può andarci dove e quando vuole, ritrovando dove e quando vuole “la gioia dell’aria in faccia”.
Storie di due ripartenze che stasera si fonderanno con quella di Nicoletta che alle Olimpiadi ci è andata nel 92 con la squadra azzurra di ginnastica ritmica. Al ritorno da quell’esperienza decise di salire sul palco per danzare fino a quando un’ernia malefica la mise a sedere. Oggi Nicoletta ha riabbracciato la sua passione e l’ha fatto in piedi, sempre volteggiando su ruote, ma in piedi. Ecco, stasera chi avrà tempo o voglia avrà l’occasione per conoscere, capire e raccontare a sua volta a qualcun altro in difficoltà quanto sia importante non fermarsi. Gli incontri sono fiori, le storie i frutti. Bebe a Varese è già venuta altre volte. L’ultima fu una improvvisata in piena notte alla festa del Rugby dove incontrò la famiglia biancorossa che brindava al ritorno in serie B. La sua fu una entrata come se fosse stata dell’ambiente da sempre. Dal presidente Stefano Malerba uscì spontanea una richiesta: «Bebe ci disegneresti la maglia della prossima stagione?». La risposta fu di quelle da Bebe: «dei grandi mi interessa poco, posso fare quella dei più piccoli?».
Detto fatto stasera all’Insubria si vedrà la nuova maglia di tutto il plotone del settore giovanile del Rugby Varese stagione 2015/2016, quella del quarantesimo anniversario.
Basta così? Ma va! Da ogni incontro nasce una storia. Tante le riprenderemo per la presenza di vecchi amici e altre ne nasceranno da domani. Mai fermarsi. C’è sempre qualcuno o qualcosa per cui ne vale la pena. Si comincia alle 20.45 e come ogni volta non finirà mai.