– «La memoria è il mattone con il quale si costruisce la storia». Questo era l’attacco dell’editoriale di , apparso sul numero di mercoledì, che parlava di monsignor Pasquale Macchi, varesino illustre a cui la sua città non ha ancora intitolato nessun luogo per onorarne la memoria. Eppure chi lo ha conosciuto ne sente il bisogno, come , per quasi 30 anni splendido capo dei Monelli della Motta: «Monsignore
merita una via o una piazza e la sua presenza è ancora viva in chi ha potuto incontrarlo, scoprendone il carattere».Com’era Pasquale Macchi? «Una persona – risponde Monti – di estrema sensibilità e fermezza nelle sue decisioni. Operava per una visione cristiana ed educativa della vita e aveva capacità di carità, anche senza metterlo in evidenza, perché era sempre in prima linea per aiutare e confortare i bisognosi».