Il girone è quello dei peccatori, quello che unisce chi si macchia di gravi colpe a chi nasce sfortunato e lotta per avere la meglio su un destino difficile. Quello delle nobili e colpevoli decadute e dei giovani sogni, quello dove ogni domenica è un derby, perchè le trasferte sono tutte, o quasi, nella zona e perché chi gioca in questa categoria ha ancora forte dentro di sè il senso di attaccamento alla maglia e al territorio che forse nel calcio professionistico è andato perso. Il girone è
quello della Pro Patria, prossima a cominciare una stagione che deve obbligatoriamente cominciare dal basso dell’Inferno dantesco, ma che, come Dante, deve ripercorrerlo e scalarlo, giornata dopo giornata, senza dimenticare da dove arriva e soprattutto dove vuole andare. Senza dimenticare che quando vai a giocare a Scanzorosciate, Levico o Caravaggio i tuoi avversari danno il 110% per dimostrare che il blasone non conta e che al nome e ai colori della maglia che indossi bisogna affiancare grinta, coraggio e determinazione per portare a casa i 3 punti, sempre.
Dante aveva bisogno di Virgilio per sognare Beatrice, la Pro Patria ha trovato in Patrizia Testa la chiave di volta per aprire la strada che porta al Paradiso, partendo dall’Inferno. Lì si è finiti, da lì bisogna ripartire. Ci sono nomi di spessore, giovani speranze, un grande progetto e poche giustificazioni, sin da subito.
Domani i Tigrotto ricominciano ufficialmente la loro stagione e lo fanno a Caravaggio per una gara di Coppa Italia che deve allontanare subito gli spettri di una partenza col piede sbagliato. Una vittoria proietterebbe Santana e compagni verso il match di Busto della domenica e del turno successivo contro la Pro
Sesto per una partita dai contorni forse più complicati, in attesa dell’esordio in campionato del 4 Settembre a Bergamo contro la Virtus. Il precampionato ha visto la squadra rispondere alle aspettative, è stata allestita una rosa molto competitiva per la categoria, al tecnico Bonazzi il compito di portarla fuori dagli inferi.
Mister Bonazzi come Caronte quindi, non perchè l’anima bustocca sia dannata, intendiamoci, ma perchè la serie D, pur in un girone privo delle compagini territorialmente più vicine, è un fiume difficile da attraversare. E allora sì, si parte, attraversando Acheronte (il fiume presente all’Inferno ndr) a bordo di una nave pronta per il suo destino. A patto di non dimenticarsi da dove si viene e dove si vuole andare.