Si chiama Rosafanti, è una società di rugby che ha disputato la prima stagione amatoriale nel 2012/2013. Squadra nata da zero, giocatori praticamente senza esperienza. L’anno scorso sono arrivati ultimi con una sola vittoria, ora va meglio: sono vicini a centrare i playoff. Le partite casalinghe si giocano al Comunale Sant’Anna di Cassano Magnago. Società totalmente autogestita, i soldi li mettono i giocatori. Il primo allenatore è Fabio Cassani, il secondo Roberto Bettinelli e c’è una stretta collaborazione tecnica con il Malpensa Rugby. Il presidente-fondatore-giocatore dei Rosafanti è Giuseppe Lamberto, che ci parla di loro.
I rosafanti sono gli elefanti che compaiono nel cartone animato Dumbo. Ha un significato profondo questo nome: nel cartone i rosafanti appaiono a Dumbo mentre lui sta sognando; e il nostro sogno era quello di fondare questa società di rugby, e piano piano ci stiamo riuscendo.
L’idea è nata nel 2009, ma eravamo totalmente sprovvisti di strutture e non raggiungevamo un numero sufficiente per iscriverci ad un campionato; così abbiamo iniziato a praticare tesserandoci per il Rugby Ferno, in C. La stagione successiva, l’Oratorio San Carlo di Cassano Magnago – e in particolare il presidente del Csi Paolo Maggiolo – ci ha concesso il campo per allenarci il mercoledì sera. Il gruppo si è ampliato, tanto da permetterci di partecipare al campionato amatoriale nel 2012/2013, con il nome di Rosafanti, ottenendo il campo comunale di Sant’Anna a Cassano per allenamenti e partite.
Non avevate nemmeno un tecnico…
Dopo anni di allenamenti autogestiti, abbiamo trovato anche un allenatore, Fabio Cassani, affiancato da Roberto Bettinelli. Ora siamo 30 tesserati, i più esperti hanno alle spalle non più di 4 anni di attività agonistica. Sono nati anche i Rosafans, con relativa pagina Facebook, che ci seguono ad ogni partita con tamburi e bandiere.
Possiamo arrivare a giocarci i playoff, la cui vittoria non coincide però con una promozione. Siamo affilitati all’ Uisp perchè la Federazione italiana non dispone di un campionato amatoriale, nonostante sia una realtà in crescita vertiginosa. All’inizio eravamo solo 4 squadre, ora già 30, e ne stanno nascendo sempre di nuove.
Se la Federugby si dotasse di un campionato amatoriale, sarebbe la scelta giusta, non tanto per cercare nuovi giocatori, ma perchè gente come noi potrebbe restare nell’ambiente, allenando i ragazzi più giovani. Purtroppo questa mentalità ai piani alti latita.
Farlo in Italia è una scommessa. C’è poca cultura rugbistica, soldi per costruire nuovi campi non ce ne sono, ed è necessario avere qualche appoggio dagli assessori comunali, altrimenti non si va da nessuna parte. Noi dobbiamo ringraziare l’assessore di Cassano Pasuello, che ha creduto nel nostro progetto e ha spinto affinchè ottenessimo il campo in affitto.
Non abbiamo sponsor, tutte le spese sono a carico nostro. Ci autogestiamo, e per ora funziona alla grande. Ad inizio stagione si decide quanto versare a testa, per sostenere i costi di affitto del campo, materiale tecnico e iscrizione al campionato. In più, ad ogni allenamento, a turno ogni giocatore provvede a comprare da bere (soprattutto birra, siamo pur sempre rugbisti) che mette a disposizione dei giocatori finito l’allenamento. Per ogni birra/bibita bevuta ciascuno lascia un’offerta di 2 euro che rimane alla squadra.
No, abbiamo deciso di non avere alcuna persona addetta alla raccolta dei soldi, semplicemente li lasciamo su un tavolo al centro dello spogliatoio e li raccogliamo solo alla fine.
In un mondo dove i soldi sono purtroppo la cosa più importante, ci piace questo modo di operare, che responsabilizza le persone e favorisce il senso di appartenenza alla squadra; nessuno si preoccupa se il compagno ha versato o meno i 2 euro: paga. Se non hai soldi quella sera, bevi lo stesso, ed è tua responsabilità ricordarti la prossima volta di mettere 2 euro in più. E sai qual e la cosa bella? Con questo sistema, i soldi non mancano mai.
Chiaramente la nazionale è la realtà più in vetrina, anche se i risultati sono gli stessi da anni ormai. Il movimento però è in grandissima evoluzione, ogni stagione i tesserati e le squadre aumentano. In tanti si lamentano che la Federazione lavori male, ma io non credo sia così, nelle ultime stagioni sono venuti fuori molti giovani interessanti; io ho avuto la possibilità di partecipare a dei corsi, e mi sembra che la strada sia quella giusta.
La volontà ci sarebbe, ma i problemi sono due: trovare il personale qualificato che alleni questi ragazzi, e soprattutto le strutture per ospitarli. Noi ci alleniamo dalle 21 in poi, quindi per ora rimane solo la volontà. Sarebbe bello poter trasmettere i valori che ci guidano anche ai più giovani, per questo spero che la Federazione inizi ad accorgersi anche del rugby amatoriale, ne guadagnerebbe in potenziali allenatori e dirigenti, oltre a giocatori.
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