Il prefetto di Como ha deciso di far saltare la trasferta a Mariano Comense dei tifosi biancorossi, vietando la vendita dei biglietti a chi abita in provincia di Varese. Le ragioni nascono, secondo la prefettura lariana, da «molteplici fattori di rischio (…) in considerazione della prevedibile affluenza di un nutrito gruppo di tifosi provenienti dalla vicina provincia varesina e tenuto conto dell’accesa e storica rivalità esistente tra le tifoserie della provincia di Como e Varese». Nell’ordinanza si fa poi riferimento allo stadio di Mariano, la cui struttura – c’è una sola tribuna che contiene circa 250 spettatori, un’unico ingresso e un parcheggio con «recettività assai limitata» – aggraverebbe le problematiche di ordine pubblico.
Varese non ci sta ed , uno dei dirigenti fondatori del nuovo club rinato l’estate scorsa, rivendica il diritto alla trasferta per chi ama i colori biancorossi: «È stata vietata la vendita dei biglietti a chi abita nella nostra provincia solo perché il Varese sposta mille tifosi in Eccellenza, categoria che non ha stadi adeguati a un esodo di pubblico così massiccio. Ma la colpa non è del Varese e la Lega dilettanti deve garantire che la nostra squadra possa giocare sempre con tutto il suo seguito». Rosa rincara la dose: «Assurdo penalizzare la gente che ha voglia di assaporare le bellezze del calcio. Si potevano pensare a soluzioni alternative, ricorrendo a un impianto in grado di accogliere più spettatori. Non è colpa nostra se in Eccellenza non ci sono stadi così grandi per tutti i nostri tifosi».
Enzo Rosa era ancora il capo dei Boys Varese il 17 ottobre del 1993, quando i suoi ultrà non si erano distinti nella trasferta di Mariano Comense (l’unico precedente risale a quella data): erano entrati allo stadio senza pagare e avevano malmenato un carabiniere. L’attuale dirigente precisa: «Ma in quell’occasione non c’erano stati incidenti con i tifosi del Mariano, con cui non c’è rivalità. Anzi, per la gara di ritorno li aspettiamo a braccia aperte al Franco Ossola dove potranno essere ospiti del nostro terzo tempo». Il rifondatore biancorosso punta adesso proprio su un calcio privo di tensioni: «Prendete un ragazzino di dieci anni che, dopo aver chiesto al
papà di portarlo a Mariano, si sente rispondere: “Non possiamo andarci perché lo vieta il prefetto”. Che idea si farà del pallone? Per noi questo è festa e passione. E sentiamo il divieto di trasferta come una discriminazione». Sulla stessa linea di giudizio di Rosa, si posiziona il sindaco di Vareseche, a sua volta, lancia queste domande: «Che senso ha esacerbare gli animi, quando non c’è motivo? Perché togliere ai ragazzi biancorossi la gioia di una trasferta che vivrebbero solo con entusiasmo positivo?». Il primo cittadino insiste: «Mi auguro che i prefetti di Varese e Como s’incontrino con i rappresentanti delle due società per trovare, di comune accordo, una soluzione».
Sulla sponda opposta politica (ma solo in questo contesto) c’è , che studia per diventare sindaco di Varese e nelle giovanili biancorosse era stato un numero 10 da favola. Anche il deputato del Pd esprime disappunto per il divieto di trasferta: «L’anomalia è forse quella di avere una società come il Varese, in grado di spostare tante persone, nel campionato di Eccellenza. Ma lo spirito dei tifosi biancorossi è quello di partecipare a una festa e non capisco perché non possano andare a Mariano». Chiudiamo con un dovuto applauso a Marantelli, brillante nel rispondere così alla battuta del premier Renzi, che aveva pensato a un decreto per chiudere il campionato adesso, con la Fiorentina in testa: «Matteo, se vuoi il mio voto, devi fare subito un altro decreto per riportare il Varese in B». Almeno in questa categoria le trasferte in massa non sono vietate.