«Una legge nel nome di Nicolas»

Omicidio stradale, la legge riprende quota. «In nome di Nico». Ma sono tante le vittime della strada varesine che da anni invocano giustizia, a partire da , morta nel ’92 sulla stessa via Novara che è stata fatale per , anche lei travolta mentre percorreva l’arteria in bicicletta. «Servono pene più severe. Non si può morire così» afferma la senatrice Pd .

Lo scalpore per l’ennesima tragedia sulla strada, quella che domenica ha tolto la vita al sedicenne studente dell’Isis Facchinetti, ha indotto l’Avisl, associazione vittime della strada, della malasanità e del lavoro, a rilanciare la battaglia parlamentare per l’istituzione del reato di omicidio stradale.

Il disegno di legge ieri ha incassato il sostegno di alcuni senatori del Pd, tra cui il capogruppo e la bustocca . Sulla materia è nota la sensibilità del premier , primo firmatario di una petizione popolare nel 2011 per l’introduzione del reato di omicidio stradale, perciò anche il sottosegretario alla giustizia è al lavoro per la predisposizione di un decreto legge che dovrebbe introdurre pene esemplari e ad hoc per chi, alla guida di un’automobile, causa incidenti mortali. L’obiettivo è ottenere «un effetto deterrente chiaro e netto».

L’associazione Avisl chiede di «dire basta al dramma delle vittime della strada», per voce del suo presidente . «Quello di Nicolas Azzolin è l’ultimo nome di una lista sempre troppo lunga. È morto mentre tornava a casa in bicicletta, falciato da un’auto che procedeva a forte velocità».

Anche la senatrice di Busto Arsizio Erica D’Adda ha firmato il disegno di legge: «L’episodio di Legnano mi ha molto colpito, faccio fatica a guardare le foto di quel povero ragazzino che non c’è più così come ho presente il dolore di tantissime famiglie che hanno lasciato sulle strade i loro cari, di ogni età – ammette D’Adda – ora dobbiamo dare risposte legislative: è necessario rivedere le norme inasprendo le pene per imporre più attenzione quando ci si mette alla guida».

Il testo depositato dal senatore Pd prevede pene severe: carcere tra i sei e sedici anni (fino a 21 se muoiono più persone) e ritiro della patente a vita per chi provochi la morte di una persona mettendosi alla guida in stato di ebbrezza alcolico, sotto stupefacenti, con un limite velocità superiore al doppio del limite, o si dia alla fuga dopo l’incidente.

C’è anche il reato di lesioni personali stradali, con pene da due a 18 mesi.

Anche il Comune di Busto Arsizio appoggia questa battaglia: l’assessore , da consigliere, era stato il promotore in città della petizione lanciata da Renzi per la legge sull’omicidio stradale.n

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